Seconda uscita per i milanesi Satan Is My Brother, progetto che trascende i generi e si presta fluidamente all’interazione tra lungometraggio e suoni. Se all’omonimo esordio il quintetto sonorizzava un filmato autoprodotto notturno e metropolitano, ora si scende ancora di più nell’abisso. Dalla paranoia all’inferno. Sì proprio L’Inferno, film muto (uno dei primi se non il primo lungometraggio italiano) del 1911 prodotto dalla Milano Films, tratto, e fedelissimo al testo, dalla prima cantica della Divina Commedia. Per musicare questa testimonianza cinematografica, sempre sotto l’ala protettiva della trevigiana Boring Machines, il gruppo sviluppa il nuovo lavoro, dal titolo A Forest Dark, (essenziale ed impagabile il packaging cartonato) in otto movimenti, molto ben amalgamati tra loro: dall’introduzione morbosa del Movimento I, alle divagazioni jazz e dub intrise di zolfo del Movimento II. Sax e trombone offrono i giusti rintocchi senza essere invadenti e nei momenti più rarefatti tastiera e campionamenti vari sanno completare un quadro molto desolato, con improvvise vampate che si dirigono su territori più free(Movimento III). Piccola pausa, sia a metà del disco che verso la fine, prima che tutto scenda sinuoso in un gorgo buoio dove l’orgia malata del post rock più minimalista (Movimento VI è quasi Slintiana) si accoppia col dub in un’atmosfera opprimente, che non trova mai davvero uno spiraglio di luce. Pensavamo di fare molta più fatica e invece il lavoro scorre e convince anche senza filmato nei suoi 35 minuti e rotti (come il film, del resto), dimostrandosi all’altezza degli ambiziosi intenti.