Salmoni – Cou Cou (Esc, 2025)

Difficile inquadrare i Salmoni, duo composto da Zevi Bordorach e Filippo Gillono giunti con CouCou al loro secondo lavoro. Musica lo-fi, dolcemente psichedelica molto pop all’ascolto, come se Aiuola Records fosse stata aggredita da un parassita infestante e bizzarro. La lingua francese (che presumiamo sia appannaggio di Elodie Blume) fa da spina dorsale a bozzetti accennati che sembrano take alla buona in una cameretta vista Po’ o Dora. Il problema, se così possiamo definirlo, è che molti di questi bozzetti sono bellissimi, come una Non Vorrei corredata da un fischio subliminale e testi inteleggibili. Gli intrecci di chitarra sono spesso notevoli e le tastiere e gli ammennicoli danno loro un corpo etereo e bizzarro, trasognato senza mai essere fine a se stesso. Tangage cola come gocce di beats che colorano un folk altrimenti notturno e sospende tutto fra sogno e gioco, mentre il motivetto organico ed organettistico tranciato dal reclamo sconclusionato di una voce svela le vicinanze stilistiche con certe ondate di Pascal Comelade. A tratti le voci ed i suoni si fondono come eterni flashback che fondono nouvelle vague e sci-fi, in altri momenti, come la meravigliosa Atoma, un incanto millenario sembra che prenda possesso dei corpi e delle strumentazioni dei Salmoni, portandoli in un universo del tutto personale, tra preistoria e dancefloor.
CouCou è un disco esuberante, eccessivo e prodotto in maniera discontinua ma che al suo interno riserva sorprese e contiene brani incredibili. Even the Horses had wings credo farebbe impazzire Brian Eno unendo poesia e brutalità e Kurai unisce stratificazioni ambientali e trip-hop a jazz polveroso.
È inutile cercare di capire cosa vogliano dire o fare Salmoni, ma di certo siamo di fronte a due musicisti che se volessero potrebbero mandarci ko in pochi giri, mentre oggi hanno scelto di farci vedere una mercanzia fin troppo luccicante e ricercata, su un tovagliato troppo lungo.
Ma verrà il loro tempo, oh se verrà!