RPWL – World Through My Eyes (SPV/InsideOut, 2005)

rpwl

Pur continuando a turbinare nel girone progressivo scatologico, stavolta, ammetto di esser incappato in qualcosa di interessante ed anche prezioso. Particolarmente curioso già solo per il fatto di sondare quelle terre di mezzo che, in senso stretto, non appartengono né alle sbrodolature pompose dei mezzadri delle sei, sette ed anche otto corde, ma nemmeno a quel vintage spaziale che, in fin dei conti, non mi ha mai emozionato troppo. No, questo quartetto bavarese preferisce ispirarsi piuttosto al malinconico intimismo floydiano di A Momentary Lapse Of Reason. Intimismo come start ovviamente: le dilatate espansioni di arrangiamenti che caratterizzano le suite di suddetta ricerca (soprattutto attitudinale credo) ci sono tutte, ma sono delicate e soffuse fin dalle intenzioni, nel senso che non aggrediscono con onanismi solisti o lisergici, preferendo piuttosto il gusto per la melodia e lo storytelling: quel tessuto melodico uniforme e diverso ad ogni canzone che le rende più vicine al pop che non al progressive di sorta. Son lontani insomma i tempi della cover band dei Pink Floyd (siamo ormai al quarto disco) e, seppur non completamente sdoganati da suddetti mostri sacri, i RPWL ci restituiscono un disco godibilissimo e adatto a chi parte dal concetto che il buon rock è uno e lo si può trovare a qualunque tavola, persino a quella bavarese. Special guest per Ray Wilson. Avrei preferito Peter Gabriel, ma che ve lo dico a fare?!