Qui/Ultrakelvin – Split LP (Macina/Antena Krzyku, 2017)

Allarga i propri orizzonti la Macina Dischi, collaborando con l’etichetta polacca Antena Krzyku e soprattutto mettendo a disposizione degli americani Qui (uscite su Joyful Noise, Ipecac e Three One G all’attivo) una facciata di questo vinile splatterato grigio/nero; sull’altro lato, a fare gli onori di casa, gli Ultrakelvin, vale a dire i vecchi Kelvin Anna e Woolter potenziati dall’inserimento di Panda (ex Putiferio) a voce e tastiere. Iniziano gli americani con Fuck Outer Space, un pezzo che, diviso in cinque movimenti, tiene l’intera facciata mettendo in luce il lato meno chiassoso e più eclettico del duo, un aspetto non sconosciuto agli appassionati ma che in genere serviva a riprendere fiato fra una tirata e l’altra. Stavolta la fa invece da padrone, passando da cut-up sonori a brani in stile west coast e da interminabili conversazioni telefoniche con sottofondo ipnotico a beffarde ballate pianistiche. È decisamente un saltare da palo in frasca e anche se alcuni momenti, presi singolarmente, non sono affatto male, nel complesso l’ispirazione appare un po’ carente e non bastano le storture d’ordinanza a impedire che di tanto in tanto faccia capolino la noia. Meno forzato e più istintivo (almeno a pelle) è il lato degli Ultrakelvin, che mettono in scena l’eterno incarnarsi dell’HC in forme post: impatto notevole, scrittura scarna ma mai ripetitiva e un buon senso melodico trasmettono l’idea di una musica che sta bene nel presente ma ha salde radici nella tradizione punk. Qui, con quattro pezzi su sei che non raggiungono i due minuti, la noia non è certo un problema, onore anzi alla capacità di sintesi. Su tutto spicca Boneless, Teethless, piccola perla di rock’n’roll blackflaghiano racchiusa in un minuto e mezzo, ma lasciano il segno anche la testa e la coda di Ham Slam! – adulterata al centro da un lungo intermezzo noise piuttosto accessorio – Hellzabomber, dove chitarra e synth spettrali si scambiano di continuo la conduzione del gioco e l’HC venetista di Dwarf In Reverse, tutto spigoli e scatti. In definitiva un disco adatto a completisti dei Qui o a irriducibili sostenitori della superiorità dell’HC veneto sui generi razzialmente inferiori.