Piotr Kurek – World Speaks (LP/CD Ediçoes CN, 2022)

La mia conoscenza di musica polacca si ferma a tre nomi. Rope, Lutto Lento e Piotr Kurek. Ammetto di aver perso di vista quest’ultimo negli ultimi anni, almeno dopo quanto combinato con la doppietta al fulmicotone Heat ed Edena. Sono felice di ritrovarlo fresco fresco con Worlds Speaks, album influenzato da immagini: un dipinto di Thomas Cole che il nostro aveva impostato come salvaschermo, così come da una vecchia fotografia in cui un assembramento di persone in cerchio si lasciavano andare a dei canti, o forse ad una coreografia di ballo.
Schegge vocali, fiati ed ance, glottolalie, la capacità di stupirsi con i suoni emessi dai propri strumenti. È intatta la capacità di far passare un’aura giocosa ai propri brani, in qualche modo pop e giocosi pure se mirabilmente astratti e storti. Immaginatevi Plone, Mouse on Mars, Klimperlei. Ci siete? Ora trasportateli su una brughiera, nell’anno 700, con un flauto di pan e delle pietre.
Questo è quanto ritroviamo in brani come Montufar, oppure pura droga sonora inoculata nella toy music di Key & Stop, con la quale usciamo pazzi e potremmo torturare i nostri soldatini di plastica fino a fondergli il cervello. World Speaks è un mare in cui è facile annegare, fatto com’è di quella che sembra essere melassa tossica. Sono solo 7 pezzi, proprio come i peccati capitali, ma è troppo tardi per accorgersene, ormai affondiamo mentre le persone ridono in cerchio suonando malefiche tastierine giocattolo.