Sempre Skin Graft ma in Francia, a casa di un paio di protegé di Dur Et Doux, etichetta di lungo corso e con diverse frecce nel suo arco (un mondo recentemente apertomi da Karl Heinz Stock Hatso che non smetterò di ringraziare).
Coppia uomo – donna, Guilhem Meier e Jessica Martin Maresco da Lione, Pili Coït si rivelano essere un crash fantasmagorico fra percussioni, tamburelli, maracas, voce femminile e clangori chitarristici alternate a trame persuasive in sottofondo. Intarsi tzigani ed occitani, caustici e frizzanti, in un saliscendi ballabilissimo e nervoso, che si innervosisce di punto in bianco in un brulicare di corde.
Soltanto sette pezzi in questo debutto per un progetto che esiste già da 8 anni e che è l’unione di due personaggi di certa musica francese, attivi con una pletora di progetti (insieme Icsis e Grand Sbam, separatamente come Ukandanz, Poli, Mercurial, Saddam Webcam, Little Coquette e Meï Teï Sho. Immaginatevi dei God Is My Co-Pilot acustici filtrati attraverso la vecchia Duropa, una sensibilità aperta a raccogliere influenze molteplici ed a renderle uniche attraverso una nervosa danza tradizionale e moderna. Noi rimaniamo a bocca aperta ovviamente, come a ritrovarsi di fronte il topless che immaginiamo in copertina, imbambolati davanti a ritmo e duttilità, ad una voce che riesce a rendere intimo e viscerale qualsiasi movimento. I brani sono salmastri, ti trascinano fra le voci e le campane, ubriacandoti. Quando poi le voci si moltiplicano, come in Disowner, sono veramente da lucciconi. Taïra No Tomo Momoriga ci trasporta oltre l’oceano indiano in una sanguinosa battaglia dai sapori esotici e tumidi, per arrivare alla fine di questo lavoro con l’ennesimo sobbalzo emotivo, in una Endless Make Love Everywhere che ci fa abbassare qualsiasi altra difesa emotiva, lanciandoci nel’amore più libero e puro. Sempre passo dopo passo, rispettando le espressioni acustico-matematiche dei Pili Coït, fino in capo al mondo, sognando foreste umide e paesaggi da rimanere a bocca aperta.