Biodiversità, l’etichetta discografica fiorentina legata a Pietro Michi, l’incontreremo nel prossimo mese per il bel nastro di Lights in the Pond al quale dedicheremo un’intervista. Ma oggi recuperiamo proprio la splendida cassetta di Pietro, ornata con una custodia cucita a mano ed uscita a marzo su Pampsychia Records, invitandoci con organica in una sorta di viaggio iniziatico dove pattern di synth e registrazioni di Soundscapes danno vita ad un’opera divisa in tre atti. Il suono è a tratti inquietante, come l’amplificazione di qualcosa che vive attorno a noi ma ci è normalmente invisibile, fattore che ci porta ad una riflessione sul nostro antropocentrismo, mentre intorno è vita, è suono ed è sperimentazione e miglioria, adattamento continuo.
Queste gesta non possono che fiorire in bulbi sgargianti, per un’esperienza che rischia di essere matta forte. Matta perché sposta completamente il baricentro e ci spinge ad immaginarci sotto altre forme per cercare di decriptare, tradurre ed esperire una sorta di messaggio implicito. È come in E venne il giorno di M. Night Shyamalan, avete presente? Sono cazzi quando ci si accorge della valenza di quel che ci circonda rispetto alla nostra statura, vero? Poi passa però, immergendosi in un flusso che a tratti sembra quello di una corrente marina subacquea, con un Atto II che è puro avvolgimento reiterato, quasi terapico fino ad arrivare a non riconoscere quanto sia digitale, riprodotto od originale. Nel terzo atto sembra di ascoltare la modulazione di cicalecci e volatili riavvicinandosi ad un concetto di mondo e di visione messianica e futuribile.
Poi arriva la luce, il suono si amplia ed in qualche modo il viaggio si conclude, convivendo con la sensazione di aver assistito a qualcosa che non era pensato per noi e che di sicuro non saremo mai in grado di comprendere.
Bellissimo trip comunque.