Phonolab – Disturbia

Di Eraldo Bernocchi negli ultimi anni ho adorato i Simm oltre agli immarcescibili Sigillum S mentre in Phonolab si riunisce a Gaudì, master ormai da anni nel Regno Unito. Lapis Lazuli è preziosa come le pietre dalle quali prende il nome, squarci profondi ed un’atmosfera trasognata che viene disturbata, quasi smangiate dalle manopole per un suono che dal Caribe arriva a Londra in una mezcla personale e torbida. Poi arriva Gerald Casale direct from Akron, mentre i Devo sono isolati in una bolla dub dal quale possiamo sentire i loro raggi ficcanti. Siamo in pieno flash, le vibrazioni ondeggiano su più livelli, quasi una realtà aumentata che unisce esperienze differenti in mostruosi ibridi. Dopodiché si prosegue con Bill Laswell ospite in una Res Q me che prende tratti chitarristici ispanici per avvolgerli in ondate dub rimanendo leggera, quasi una trance ascensionale in pieno deserto. Dopo tre tracce abbiamo già capito che Phonolab ibrida pesi massimi con una facilità quasi dtrabiliante, riuscendo ad ottenere un risultato d’insieme coerente e brillante. Poi c’è spazio per un cremoso volo ad alta quota come Guerrera ed un planare come Gloomy Afternoon, brani che torniscono l’album con forme sinuose preparandoci agli interventi che dall’esterno potrebbero dare l’impressione di una pletora di all-star mentre ascoltandoli nel disco sono semplicemente i cardini della struttura. Potete chiamarla vecchia guardia, esperienza, ma è una certezza che si muove con tecnica e brio, non ultimo Mark Stewart che nei medesimi androni si muove da una vita intera. Si balla dinoccolati nella Where Do Comets Come From mentre Starless Sea è indicativa sin dal titolo: notturna, buia, quasi una parure di paesaggi e bivi, mentre siamo comunque e sempre avvolti dal suono. disturbia, a dispetto del titolo, è un lavoro che ci assorbe e ci protegge, integrandoci. Le liriche di Flowdan ci regalano l’ultimo tumulto, con un groove che ha pochi eguali e che si integra perfettamente con i suoni del duo, tanto da sembrare un unico flusso binario, suono, flow, immaginario e luci. Poi si avanza, con una strada che porta sempre di più verso una psichedelia luminosa, della quale Aural Plasticine è terminale e summa. Disturbia dei Phonolab è un’avventura che speriamo sia soltanto al suo inizio, considerando la sua ampia visione e la sua sinuosa maestosità.