Mi torna in mente un aforisma di Henry Rollins: “il sangue è più spesso dell’acqua. Lo sperma è più spesso di entrambi”. “E ‘sti cazzi”, direte voi, giustamente. Ma era solo per dire che questo nuovo lavoro di Petrolio è davvero denso di significati, tutti racchiusi in un EP di quattro brani. Innanzitutto, Sperma è la prima parte di una trilogia dedicata ai fluidi corporei umani e del quale il liquido seminale non può che essere l’atto iniziale. Poi è un’opera che non uscirà sul classico supporto fisico, ma sarà diffuso in una confezione in cartoncino contenete il codice per scaricarlo e, coerentemente, un preservativo. Infine, è l’occasione per l’artista di sperimentare nuove soluzioni, utilizzando voce e fisarmonica (non temete, nessun “effetto liscio”) e dando spazio ai ritmi come mai prima d’ora.
Effettivamente Sperma appare, in tutto e per tutto, come la generazione di una nuova forma, non tanto perché si allontana sia dalle pesantezze industriali degli esordi che dalle rarefazioni ambient/drone dei più recenti La Disobbedienza e Respira – tutti elementi che, in parte, ritroviamo – bensì perché segna un diverso approccio alla composizione. Immagino che sia stata la volontà di inserire la voce a portare al cambiamento: la sua presenza costringe a variare le strutture – più regolari e leggibili, pur utilizzando una forma sempre piuttosto libera – e i suoni (splendidi in particolare quelli di synth) e a mutare l’approccio comunicativo, decisamente meno ostico. In realtà, quella che troviamo in Sperma non è una voce unica, ma uno strumento che si adatta, con forme e funzioni diverse, ai vari contesti: è la frase campionata e il salmodiare effettato che, insieme ai sintetizzatori e ai battiti sintetici, marchia i vari momenti di Non Fidarti Di Me, elettro-wave cupa e godibilissima; è un canto sommesso e indolente in Il Domani È Un Buco Nero, dove emerge, dopo una livida intro ambient, su un base di synth vibranti e beat; è un loop con funzione ritmica in La Fine Della Linea Retta, brano che parte lento e teso e poi si sviluppa fra melodie sfuggenti e batterie dubbeggianti. E anche quando non compare, come in L’inizio Della Linea Retta, la forma resta comunque fruibile, fra atmosfere da colonna sonora scompaginate da intrecci ritmici di stampo free e un finale in crescendo con ondate di sintetizzatori e beat sincopati.
Rispetto al passato, i quattro brani di questo EP sono più complessi e vari, ma ciò non rende difficile la fruizione, tutt’altro: se da un lato emerge la personalità del musicista in tutte le sue sfaccettature, dall’altro l’ascoltatore è messo in una situazione inedita, dove non gli si chiede di resistere all’impatto rumorista, né di lasciarsi trasportare dal suono, ma di seguire, leggere, capire le logiche di ogni brano. Un’esperienza appagante e un’idea felice, che attendiamo di vedere sviluppata nei successivi capitoli (dei quali, per inciso, non conosciamo ancora gli argomenti e che attendiamo con curiosità e un filo d’inquietudine).