Dalla Svizzera con furore. E' proprio il caso di dirlo, visto che mi ero imbattuta in un live dei Peter Kernel un paio di anni fa in quel di Lugano e non mi erano sembrati una band così convincente come questo nuovo disco invece dimostra.
Dal 2005 la band cantonticinese – canadese per un terzo, per essere precisi – si cimenta in qualcosa che mette insieme arte e post punk. Per una mini etichetta che sforna poche cose, ma molto interessanti, i Peter Kernel fanno un passo a gamba tesa in casa indie, dove le fondamenta sono a cura dell'avantguarde dei bei tempi andati (ormai good oldies). Penso subito ai Sonic Youth – I'll Die Rich At Your Funeral – o ai Fevedream – Hello My Friend – e non mi mi sembra che ci siano parole migliori per descrivere la tipologia di sonorità che i tre sparano in velocità tra ritmi serratissimi e fraseggi dissonanti – Make, Love, Choose, Take -.
Riesco anche a trovare un aggancio con la ruvida genialità blues di Jack White – ovviamente non quando suona con Meg White, cosa che gli perdono a fatica – in There's Nothing Left To Laugh About che mi pare tanto semplice quanto splendida. La voce di Barbara è quasi sempre improntata a seguire la strada disegnata da Kim Gordon, ossessionante e tagliente mentre snocciola anatemi – Panico! This is love o Want you dirty, want you sweet. La dozzina di tracce è una decisa botta energetica – e non solo musicale: "We don't care about having something fast, making something last…party drugs, fashion girls, power people" – che non abbassa mai la guardia The Peaceful e mi dà ragione di pensare che vale la pena divulgare il più possibile un lavoro come questo e cercare una loro data live nella speranza che sia godibile quanto questo secondo album.
La stima nei confronti dei Peter Kernel aumenta esponenzialmente anche pensando che Aris e Barbara, il grafico chitarrista e la videomaker bassista, fondatori del progetto, gestiscono On The Camper Records (la mini etichetta sopracitata) e, giusto l'anno scorso, hanno ricevuto un riconoscimento e un sostegno finanziario come terza etichetta musicale indipendente più interessante della Svizzera…Mah…sarà che, essendo diventata varesina, pare che dovrei snobbare il più possibile gli svizzeri, ma forse è da troppo poco che lo sono e non ho ancora imparato…o forse, a pensare a come gira in Italia, al massimo mi viene solo da essere positivamente invidiosa…meditate gente, meditate…
Peter Kernel – White Death Black Heart (On The Camper, 2011)
