Il progetto Past The Mark coinvolge all’interno dello stesso disco due amici di lunga data, Vincenzo Pastano e quel Marc Urselli di cui potete leggere l’intervista all’interno di questo stesso sito. Dal curriculum musicale del primo vedo che è un chitarrista quotato per progetti solisti, collaborazioni e lavori nel “giro grosso”, del secondo giova ricordare che oltre al fondatore di un sito storico per la musica sperimentale, industriale, wave, etc tout court si tratta di un fonico italo-americano di carriera che oltre ad aver collaborato con gente come Eric Clapton o Lou Reed si è preso cura di molte delle registrazioni degli ultimi anni di John Zorn e soci. La cosa può essere collegata in qualche modo con questo disco? Sì, anche se forse più come pretesto per usare più riferimenti invece che per un’influenza diretta. La base strutturale del lavoro è presto presentata, infatti si tratta di Pastano che si occupa di tutte le chitarre e di Urselli che ha curato missaggio e elettronica. Come era facile prevedere la risoluzione sonora del lavoro è top class e conta non poco nell’economia del disco visto che potremmo presentarlo come un lavoro a metà fra colonna sonora, post-rock e certi lavori della Axiom con Laswell dietro al banco di regia. Elettronica molto soft con tanto di batterie dritte e tablas con risoluzioni chitarristiche che spesso rasentano il blues, il jazz easy listening, il funk e la musica da cocktail. Il post-rock era un genere menzionato tanto per fare numero? Assolutamente no, in fin dei conti a volte la distanza fra certe cose di quest’ambito musicale e i lavori di gente come Ry Cooder sono davvero labili. Un lavoro molto easy listening che non mi stupirebbe di sentire come sottofondo di spot pubblicitari o di lavori a sfondo documentaristico. Si tratta di un lavoro molto soft, morbido fino quasi a rasentare lo chic ma forse è proprio lì che si differenzia da parecchie uscite con un target musicale non troppo diverso.