Tra Francia, Calabria e Kenia Stefania Pedretti e Bruno Dorella preparano i movimenti per il prossimo album, che arriverà in autunno per Artoffact Records. Intanto, per la lionese Arsenic Solaris ci portano in dote uno split in un edizione da 250 copie in vinile doppiamente colorate che riesce a coprire ogni nostro sogno, considerando vi ci trovano spazio insieme a Mai Mai Mai. Dopo un’introduzione oscura la coppia di Bruno e Stefania si rifà sotto con un’insieme di rantoli e per la prima volta nella loro storia l’utilizzo di testi in italiano. Bizzarro dirlo è per nulla evidente percepirlo, ma dai titoli si alza la soglia di attenzione e si percepisce in Scavo un nuovo intento di comunicazione. Forse ancor più bestiale considerando come possa farci più paura qualcosa che comprendiamo ma è elaborato in maniera del tutto singolare. Stefania in Orizzonti Infiniti sembra altra, magnete magico che ipnotizza ed affascina. In Hollywood è traccia interlocutoria che si tramite il sampling ricuce in materia sinora brandelli, quasi come l’orrida figura in copertina e che, evitando accuratamente le note di copertina, non sapremo a chi abbinare fra i due progetti. L’Affascino ripulisce dal malocchio l’unione e permette a Mai Mai Mai di esprimersi in maniera terrena e coesa con quanto fatto da Stefania e Bruno, svelando come forse non mai le affinità tra due dei progetti di punta dell’esplorazione sonora in Italia. Il brano si conclude con il picchiettare della pioggia su di un tetto ed è lo stesso suono a condurci in un rituale di trance guidato da M.E.R., madre di Toni Cutrone e medium spiritica.. In un mood vaporoso e sudato, come se le presenze potessero semplicemente esalare i loro respiri attraverso i corpi ed i suoni. Le parole, le atmosfere, gli ambienti, il tutto è rinchiuso dentro ad un microclima quasi insopportabile, lattiginoso e sudaticcio, che inquieta e da un fascino magico e malato a questo splendido incrocio.
Nel nuovo singolo intitolato Opale invece si accompagnano al keniota Lord Spikeheart, già cantante dei Duma, per un insieme fra percussioni tribali e voci che ondeggiano fra cielo ed inferi creando una commistione fra una sorta di Growl, una Stefania mai così aerea e soffusa in una prima parte atmosferica del brano, per poi mescolarsi nel torbido vociare ritmico delle due voci, una alta ed una bassa, come un sabba in qualche modo angelico e pieno di sorprese. Toccherà stare attenti questo autunno!