Olyvetty – Nothing To Eat 10” (A Dear Girl Called Wendy, 2009)

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Quinta produzione e quinto tipo di supporto testato (dopo il 7", il CD-R, l'LP one side e la cassetta) per gli Olyvetty, il duo formato, nell'ormai solita Berlino, dal musicista Claudio Rocchetti e dall'artista Riccardo Benassi. Si incontrano in territorio neutrale, abbastanza lontano dall'elettronica analogica del primo, molto distante dalla musica per installazioni del secondo, scegliendo di non incanalarsi in un genere preciso, ma di giocare su più tavoli. Oh, So Psy è un inizio gentile, un bricolage che sovrappone al loop di un vinile frusciante i suoni ciclici di un (credo) aereo a bassa quota, di un (credo) theremin, di una chitarra; un brano, fatte le debite proporzioni, quasi melodico, che facilita l'approccio al disco. Invece, non appena ci si è sintonizzati, si viene impietosamente travolti dal massimalismo noise di Oh, So Dry, un breve campione vocale che in un batter d'occhio monta fino a diventare una gigantesca pressa fuori controllo, dove il ritmo dato dalla circolarità del loop è sommerso da coltri di rumore, finché il mostruoso macchinario pare inabissarsi. Torna il silenzio, finisce il lato. Affrontiamo così Burkina Faso Techno Squad che, fra battiti incerti e pulsazioni elettronici è la cosa più vicina al Rocchetti che conosciamo, salvo poi trasformarsi, con l'ingresso di una drum machine riverberata e poliritmica, in un'orgia percussiva fra la trance e la techno più cruda. A scapito dell'esiguo tempo concesso dal formato è tanta la carne messa al fuoco e se il pezzo iniziale aveva fatto immaginare una relativa e fascinosa fruibilità, abbiamo invece un disco più canonico, ma che si fa apprezzare per l'impatto decisamente hardcore, quasi live, che fa da trait d'union.