Obits – Bed & Bugs (Sub Pop, 2013)

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Gli Obits non sono ragazzini da un pò, ma si ritrovano perfettamente a loro agio nell’essere etichettati come naviganti in correnti garage, punk e surf; i quattro, vivono a Brooklyn, nonostante si siano formati nel 2006 sono già al loro terzo lavoro (ogni due anni, tipo orologio svizzero, ne sfornano uno) e… Ah, escono per SubPop e… Ah, sono ex membri di Edsel, Pitchfork, Drive Like Jehu e Hot Snakes. Queste ultime due cose le ho scritte a fine elenco e ho cercato di non ripetermele troppo mentre ascoltavo per non dare troppa importanza e valutare senza preconcetti (per quanto positivi possano essere!). Ciònonostante Bed & Bugs è un valido disco; è stato definito con un sacco di aggettivi ficherrimi da gente che non conta molto tipo New York Times, Pitchfork e SPIN, ma, siccome siamo più che certi che il quartetto newyorchese punti in alto, ci pensa Sodapop a spezzare una lancia in loro favore (risate. Grazie). Bed & Bugs è vibrante e saltereccio, uno di quei dischi che vorresti ascoltare dal vivo, con ogni singolo pezzo ben costruito – Spun Out ne è solo un esempio – ed è la naturale evoluzione dei sopracitati generi. Se un giovane punk si chiedesse come sarà dopo i quaranta anni: ecco, così – Taste The Diff -, meno casino, più ricercatezza nei suoni, distorti comunque quanto basta per non farsi dare della band pop-rock, pari quantità di energia sprigionata. Bastasse un nome che inizia con ‘The’ e finisce con S a fare la qualità, gli (The) Obits sarebbero a posto e invece si guadagnano la pagnotta fino alla fine, anche nella cover notevole di Besetchet dell’Orchestra Ethiopia (roba dagli anni ’60, con amore). Certo che, a invecchiare così, come si direbbe in giro, ci metterei la firma.