“Cambio rotta, cambio stile, scopro l’anno bisestile”. Anno nuovo, vita nuova. A questo giro ho deciso di impegnarmi per sconfiggere la mia idiosincrasia verso chi si presenta come una delle next best thing del pianeta musicale. Ho deciso che non è giusto che io mi accanisca contro chi ha un’autostima bella grossa. Meglio per lui/lei/loro, no? E allora vado a cominciare che qui c’è una band formatasi nel 2005 con all’attivo due Ep e questo album d’esordio (uscito per un’etichetta torinese con a capo Pietro Lesca dei Toe!), che dice di cantare e scrivere perfettamente in inglese e che ha suonato su palchi importanti aprendo a gruppi come gli Afterhours – con cui ho aperto io -, i dEUS e gli I.M.F. dell’ ex Pearl Jam Dave Abbruzzese. Non male, direi.
Poi c’è il disco che è un lavoro onesto che le riviste specializzate della mia prima giovinezza non avrebbero tardato a definire semplicemente Power Pop, ricco di giri brit – Carry On, Camilla -, overdrive belli sostenuti nei chorus – Billy Vanilla – bridge al posto giusto, melodia vocale tagliata ad arte per strofe e ritornelli. Insomma una struttura-canzone da manuale, un’ineccepibile costruzione con tanto di arrangiamenti studiati alla perfezione per rendere i pezzi al massimo radiofonicamente parlando. Per me, un decina d’anni fa, ci sarebbero stati sicuro un paio di smashin’ hits clamorosi – The Embers o Song For The Leader, che mi riportano ai tempi in cui gli Ash erano qualcuno, o ancora All Around You, lentone ad effetto ben congegnato) ed è un peccato che non mi pare emerga qualcosa di così particolare da permettere ai quattro Nymphea Mate di “mettere radici nel gran calderone del circuito musicale europeo”, come loro sperano. Eppure, a quanto apprendo, Endio sta già girando per radio universitarie albioniche ed è promosso da riviste specializzate tedesche – non so perchè, ma non vedrei Spex che parla di loro…- e quindi auguro ai Nymphea Mate di sfondare, perchè, in fondo, si capisce che si stanno impegnando. E poi c’è il mio di impegno, quello per l’anno nuovo e bisesto (si spera non funesto), per cui inizierò da ora a provare a tener fede a quanto detto in apertura.