Niton – 2012, 2022, polvere, cemento e suono

Sono passati ormai dieci anni da quel primo incontro a Barasso, nella regione dei laghi varesina. Al tempo, nel 2012, si sanciva la somma di tre prodotti, da una parte Luca Xelius Martegani ed El Toxique, ad unirsi con Zeno Gabaglio. Musicisti che negli anni si sono attivati in differenti progetti anche molto differenti fra loro e che, divinamente (Niton è una derivazione del Re dei Mari Nettuno?), si sono uniti in un crogiuolo liquido che ha partorito tre album, tutti prodotti da Pulver und Asche Records (con la collaborazione della berlinese Shameless Records per Cemento, datato 2021). Quella di Niton è una psichedelia languida e spaziale, estratta come un elisir dall’insieme delle parti, lasciando evaporare il superfluo e mantenendo il necessario. Con la prima sessione vide la luce l’album omonimo, in cui la coesione fu da subito evidente. Pur essendo evanescente la creatura era dotata di un proprio corpo ed un proprio peso, instillata di vita propria. Da lì in poi sperimentazioni, eterni soundchecks, esibizioni e mescolanze fra le arti e fra le parti diedero luce a Tiresia, cibandosi della mitologia greca per vivere le differenti condizioni umane. La stabilità, la staticità, la stasi non sono pane per Niton, che sembra cibarsi del cambiamento e della sperimentazione mantenendo una forte caratteristica unitaria. Proprio per questo un ulteriore cambiamento è quello con cui il trio si avvicina alla materia. Il cemento è, proprio come Niton un insieme di parti differenti che danno qui vita ad un materiale di rara coerenza e compattezza; il cemento, in Ticino, cantone nel quale vive Zeno Gabaglio e sul quale si affacciano gli insubrici El Toxique e Luca Martegani, è soprattutto Saceba, mostruosa fabbrica incastonata nelle gole della Breggia, colosso attivo per 40 anni tra il 1963 ed il 2003 ma che negli ultimi 20 anni di vita ha sempre più rallentato il proprio respiro ed il proprio essere, dando il fianco a trasformazioni e sperimentazioni. Fra queste, nel 2015, il fantiano Festival Chiedi alla Polvere, appuntamento che vide in loco aggirarsi figuri come Mike Cooper, Massicot, Fedora Saura, Alberi, Johnny Mox, Duo du Zoo, Fano & Abramo, Tatum Rush, Buvette ed a chiudere, proprio Niton. Qui non poteva che chiudersi un altro ciclo, con un esibizione che è stata poi ritrattata ed elaborata in Cemento. Del cambiamento della materia come elemento necessario di gioco e forza propulsiva di Niton abbiamo già accennato: da qui la creazione di veri e propri monili come Maas, Flexi Disc di prossima uscita ideato da Alfio Mazzei, grafico come fs52 ed unico membro originario rimasto nella gestione di Pulver und Asche Records. Un flexi disc dove custodia e contenuto perdono ruolo, sostituendosi pur rimanendo indispensabili uno all’altro. La gestione e la frizione dei due corpi non può che dare suono, risultante di attriti, di azioni e di pensieri. Un moto che è quello della creazione stessa, creazione di immagine, di simboli, di arte e di cultura.

SODAPOP: Salve Niton! Sono passati dieci anni dall’inizio della vostra esperienza unitaria e riascoltando il vostro materiale mi accorgo, oggi molto più che durante questi anni, di quanto la personalità di un progetto prenda vita a se stante trascendendo i propri membri. Mi sembra chiaro che Niton sia dotato di vita propria e venga in qualche modo “liberato” dalla vostra unione. O forse, collegandolo alle Repère Pierre du Niton (punto di riferimento per il sistema altimetrico elvetico a Ginevra), si può azzardare che Niton sia immobile e siate voi ad orbitarne ed a fluirvi intorno. Il vostro continuo processo di rielaborazione del suono potrebbe essere definito come traduzione e veicolo di ciò che accade? Vi sentite più creatori o messaggeri? Da cosa nasce il nome Niton?
NITON: Niton è un nome scelto innanzitutto per il suo suono, e per l’assenza di espliciti rimandi linguistici, geografici o culturali. Che ci ha affascinato, però, è anche la presenza del suffisso sonoro “ton”, o il fatto che niton sia il vecchio nome del gas nobile e radioattivo radon. Niton è anche il piccolo villaggio sull’isola di Wight in cui Guglielmo Marconi, tra la fine del 1890 e l’inizio del 1900, condusse alcuni dei fondamentali esperimenti attorno alla nascita della radiofonia. In ognuna di queste storie ci sono diversi elementi che – nella nostra visione del mondo e dell’estetica – ci possono rappresentare. E più passa il tempo, più siamo convinti che la scelta del nome sia stata quella giusta.

SODAPOP: Più che una somma dei singoli componenti rilevo in Niton un’unicità che sintetizza le vostre personalità musicali in una storia unica e nuova.
NITON: In Niton esistono tre energie – umane, ma anche tecniche e strumentali – che si fondono in una e diventano qualcosa di diverso dalla pura somma dei singoli, come recita il motto fondante della psicologia della Gestalt. Quella di Niton è una continua ricerca musicale, spirituale e psicologica che si nutre dell’evoluzione personale dei suoi tre membri e che quindi trova una costante ridefinizione, un continuo cambiamento. Non ci siamo mai posti il problema di rimanere fedeli a una certa impostazione poetica, ma i risultati – letti a posteriori – lasciano comunque delineare una certa coerenza evolutiva.

SODAPOP: Credete di avere un potere decisionale sulla storia di Niton oppure (come io vi percepisco e vi leggo) farete unicamente da medium a questa ispirazione? Potrete concluderlo una volta terminato il viaggio?
NITON: Non abbiamo mai definito un programma operativo oppure estetico, tipo “entro quella data dovremo aver fatto quella cosa, raggiunto quell’obiettivo, realizzato un certo tipo di musica”: Niton è nato come unione estemporanea per una serata improvvisata – il 3 ottobre 2012, per la Drone night #4 alle Officine Creative di Barasso, in cui i padroni di casa Luca ed Enrico avevano scelto di invitare Zeno – e ha sempre mantenuto quel carattere primordiale di piacere nel fare musica.
Finché quel piacere rimarrà, Niton continuerà a esistere e operare. E l’aspetto interessante è che si tratta di un piacere in evoluzione: ci piace fare cose sempre nuove e con una scarsa propensione verso le aspettative estetiche o commerciali di quello che ci sta attorno.
Potremmo andare avanti così per altri 40 anni, almeno fino ai 96 anni di Luca.

SODAPOP: Riascoltandovi con le orecchie di un promoter mi sono soffermato chiedendomi a che tipo di musicista avrei potuto abbinarvi per uno spettacolo dal vivo, trovandomi in seria difficoltà. Poteste avere la possibilità di scegliere un’artista ciascuno, con chi pensate vi sposereste bene su un palco?
NITON: Tre anni fa abbiamo condiviso il palco con Roedelius (per ChiassoLetteraria, in collaborazione con Spazio Lampo) per una serata che ci ha ricongiunti con quella tradizione analogica e kraut che rappresenta una delle nostre ascendenze – anche se in quel concerto i più filologici rispetto a quel mondo eravamo noi Niton, dal momento che Hans-Joachim usava pianoforte a coda e midi controller mentre Luca aveva invece tutto il proprio armamentario analogico. Potrebbe starci molto bene anche Boris Hauf, musicista austriaco con base a Berlino (anche deus ex machina di Shameless Records) che fa della trasversalità e della curiosità il proprio credo artistico. Ci era anche capitato di suonare per una rassegna di musica antica, in una piccola chiesa medievale, e la forza di quell’esperienza potrebbe suggerire un abbinamento fertile – per antitesi/sintesi tra arcaico e iper-contemporaneo – con gruppi come quelli del compianto René Clemencic.

SODAPOP: La mia sensazione, ascoltandovi, è quella che siate un progetto musicale accessibile anche ai profani, non avendo parti ostiche in cui arroccarvi, pur essendo legati al mondo dell’improvvisazione che spesso è abbastanza respingente, rimanendo invece morbidi ed accoglienti.
NITON: il nostro punto di partenza è sì stato l’improvvisazione libera, nel senso storico e radicale del termine. Il risultato sonoro di Niton, però, non è mai stato radicale, esoterico o esclusivo, e ancora oggi – che l’improvvisazione è solo uno tra i vari ingredienti tecnico-strutturali che ci capita di utilizzare – il dialogo estemporaneo unito all’ascolto reciproco con il pubblico che ci sta di fronte (quasi alla ricerca di un respiro comune) rivelano un’accessibilità alla nostra musica che a tratti sorprende noi stessi. E la nostra sorpresa non è data dalla convinzione di fare musica difficile o complessa, ma perché sappiamo che la nostra grammatica e sintassi sonora non è ordinaria.

SODAPOP: Negli anni vi siete confrontati con artisti e media differenti, soprattutto dal vivo. Vedete Niton come qualcosa che abbia bisogno di una controparte visuale oppure c’è un sentimento di completezza che viene ancora più esasperato con la presenza di altri elementi?
NITON: Non ci siamo fatti mancare nulla, dal teatro alle installazioni, dai film muti musicati dal vivo all’interazione con live visuals (RO-M, alias Roberto Mucchiut, è praticamente un quarto membro del gruppo, con cui condividiamo spesso progetti dal vivo o in registrazione). Ogni incontro con altre discipline presuppone un tipo di interazione diversa – se c’è parola, la parola deve sentirsi; se c’è film muto, il contesto e i tempi sono già dati; se c’è live visuals la possibilità di mutua influenza è ai massimi livelli – e il fatto che vi ricorriamo spesso non è un’ammissione di debolezza rispetto alla musica pura, ma piuttosto il piacere dell’incontro e del confronto con altri artisti, ma anche la voglia di offrire al pubblico esperienze sensorialmente il più complete possibili.

SODAPOP: Dando un immaginario visuale non c’è il rischio di limitare il tragitto ed il vissuto personale? Nella mia ottica la musica stessa dovrebbe essere carburante e veicolo per un viaggio, queste sovrastrutture non sono limitanti?
NITON: Il miracolo della sinestesia è quello di aprire spazi nuovi per sensazioni inedite. Non è un segreto il fatto che la sovrapposizione di significanti e contesti differenti – come le musiche allegre su scene cruente, ricordiamo su tutti Arancia meccanica – portino a esperienze emotive che sorpassano il messaggio di ogni singolo medium. La forza di questo tipo di risultato non ci lascia indifferenti, e ce ne troviamo regolarmente sedotti. Però ci piace anche pensare di poter suonare e basta, credere che il puro ascolto possa dare soddisfazione e piacere in sé.

SODAPOP: Che periodo di Niton state vivendo al momento?
NITON: Stiamo entrando in una fase progettuale molto interessante, con diverse novità. A inizio ottobre il gruppo compie dieci anni, e useremo l’undicesimo anno di attività di Niton per incontrare 10 ospiti dell’ambito musicale con cui collaborare per dei risultati musicali assolutamente inediti per noi. Sempre il decennale ci porterà a pubblicare il singolo Maas in una veste grafica molto ricercata e concettualmente arguta (grazi ad Alfio Mazzei, il grafico che da sempre sposa con entusiasmo e inventiva i nostri progetti) che affiancherà la pubblicazione dell’album “Cemento 3D”: una proiezione spaziale del disco “Cemento” realizzata attraverso una rilettura tridimensionale (nuovi edit, mix e master). E il risultato ha sorpreso in primis noi stessi, per la forza differente e vitale che le “vecchie tracce” hanno guadagnato nella prospettiva 3D: da godersi rigorosamente in cuffia!

SODAPOP: Avete in programma delle nuove date?
NITON: Dal punto di vista dei concerti – dopo il 2 ottobre, in cui torneremo a suonare sul “luogo del delitto” in cui 10 anni fa Niton prese avvio – una data particolare sarà quella del 19 novembre ad Ascona. Il contesto è quello del Teatro San Materno (unico teatro Bauhaus a sud delle Alpi) con uno spettacolo multidsciplinare che comprenderà un omaggio alla danzatrice espressionista Charlotte Bara, che del teatro fu la committente.

SODAPOP: Non vi ho mai visto dal vivo, mea culpa! Toccherà venire almeno ad un appuntamento….
NITON: Dal vivo raggiungiamo la nostra interezza, i dischi sono sempre e comunque una filiazione di un’esibizione che raggiunge il suo apice dal vivo.

SODAPOP: Per concludere, avete dei propositi da lasciare, o dei messaggi che volete lanciare all’universo?
NITON: Se vuoi conquistare una nuova fiamma, al primo appuntamento portala a un concerto dei Niton: l’effetto sarà strabiliante…

SODAPOP: Siete i Marvin Gaye dello Space Rock!!!

Il 7 ottobre uscirà, sempre per Pulver und Asche Records, Cemento 3D, composto di 7 tracce re-immaginato e remixate in 3D (l’ascolto in cuffia è fortemente consigliato) e la fisica edizione di Maas.

https://player.vimeo.com/video/734422317?h=0b84c1da84