La musica può essere un’esperienza terapeutica e di catarsi, un metodo espressivo per rileggere e superare qualsiasi cosa succeda nelle nostre vite.
“Terrible things happen. These were some terrible things. So, what to do – learn something valuable, connect with people, move the fuck out of that apartment, remember the humor, find the humor, tell the truth, and make a record. I made a record.”
Queste sono le parole con cui Nina Nastasia chiude la presentazione di Riderless Horse, il suo sesto album da solista (oltre a You Follow Me, condiviso con Jim White). È un rientro dopo 12 anni, periodo nel quale quel che le aveva sempre dato gioia, il suonare ed il comporre, a causa di fragilità personali, una relazione disfunzionale terminata con il suicidio del suo ex compagno e l’infelicità di questo periodo della sua vita, si stava trasformando in un misero sfogo.
Come affrontare quindi l’ascolto di una simile opera?
Dando attenzione alle parole, quando queste sono vere coltellate al cuore, oppure ascoltando le vibrazioni che questa musica è capace di dare a pelle? Nina canta con una voce che sembra arrivare dalla fine del 1800, suonando la sua chitarra in un’ipotetico salone di legno, la porta aperta su una veranda dalla quale entra il sole del tramonto. In due sedie a dondolo, Steve Albini e sua moglie Heather Whinna. Di passaggio, la famiglia e gli affetti di Nina.
Ascoltiamo Nina cantare direttamente a Kennan, il suo ex partner, con una serenità disarmante. Cantargli che sarebbe meglio andarsene, smettere con questa tristezza. Cantandogli di amore che uccide, che ferisce, che logora, colpisce. Ask Me è un brano spettacolare perché riesce, nella sua drammaticità, a colpire di luce colpisce il contorno di Nina, proiettando la sua ombra verso una direzione, verso un futuro.
C’è molto folk, c’è del country, ci sono semplicità ed una calda immediatezza, c’è moltissima luce, una catarsi di luce calda. C’è una Nina Nastasia più luminosa rispetto al passato, quasi scintillante.
Nei momenti più oscuri traspare a tratti la sensazioni di essere andati troppo in là, sentendosi intrusi in un’intimità verso la quale abbiamo del timore, ma non credo sia questo il punto. Credo che questa testimonianza della propria vita si ricolleghi direttamente con la più arcaica forma di trasmissione sonora: il passaggio di testimonianze che potessero servire da insegnamento, da monito, da avviso, da collante.
Il cavallo si aggira in questi campi, brado, come Nina Nastasia, la sua chitarra e la sua voce. Musica che entra sottopelle, che agita, che lenisce e che cura. Suoni realmente fuori del tempo, lasciati ruvidi e fragili ma addomesticati da anni di pratica e passione, da un lirismo che diventa universale partendo dalla propria storia. 14 brani da seguire con i testi sotto mano, per non farsi sfuggire nulla, per poter filtrare questo pezzo di vita che chiamiamo disco.
Musica come atto d’amore verso se stessi, affinché possa lenire gli altri.