Nídia & Valentina – Estradas (Latency, 2024)

Nídia Borges e Valentina Magaletti, produttrice afro-portoghese la prima e batterista italiana ma ormai londinese d’adozione, si incrociano su una strada assolata, tracce di gomme sull’asfalto.
Andiamo, su ritmiche secche ed assolate, poi un sospiro amplificato che carica di erotismo Rapido, finendo in qualche landa africana con i suoi cambi ritmici. Scintilli siculi prima della prima frase, una “…que me mata…” che sembra essere tutto meno che predizione o timore: semplcie meccanica, ritmo ed arti in movimento, favella meccanica e sbattimento fisico, l’impressione è quello di un dancefloor rigido e delineato che ad un tratto si eleva, lasciando le nostre su un altro livello, ormai sole. Nasty sprofonda nel torbido, sembra aprirsi nella giungla fino a quando una voce melodica spezza il ritmo ed arrivano le sirene a scardinare i binari, che però si riprendono gonfiandosi e riprendendo ciò che è loro. La title track è affilata e rovente, ipnotica nel suo reiterarsi verbale, quasi come un miraggio che lucida l’asfalto assolato. Estradas è un disco che sale e convince maggiormente ad ogni ascolto: entra sottopelle e trascina, rendendo la fruizione strettamente connessa con il movimento. La testa, le braccia, i piedi, il perenne sentimento dell’essere al cospetto di un’orchestra quando invece Nídia e Valentina stanno mettendo in gioco un vero e proprio castello di tocchi, rintocchi e visioni condivise. Siamo senza scarpe da qualche brano ormai, il corpo è pressoché fradicio e davanti a noi abbiamo ancora Tutta la notte.
Tutta la notte, già, l’ennesimo brano che ci costringe al movimento, mentre le due, nella residenza del loro set, spingono ancora ed ancora senza sosta…