Bello ascoltare di nuovo qualcosa di Nicola Ratti. Incrociato in triennale a Milano durante la serata organizzata da Luigi Monteanni mi ha fatto tornare subito vivo l’interesse sul suo percorso artistico, da me colpevolmente malseguito negli ultimi anni (recupererò). È con molta curiosità quindi che mi accingo all’ascolto del nuovo Automatic Popular Music, edito per una nuova piattaforma editoriale milanese, chiamata LL e gestita da artisti e curatori.
Il disco è introdotto da una sintetica introduzione, che però dice molto sull’idea di composizione e collocamento dell’opera: due persono sedute in una stanza, dandosi la schiena. Una suona il piano, l’altra si percuote le gambe con le mani. È ottobre, è bel tempo e la stanza dove si trovano ha quattro finestre, attraverso le quali si vedono persone danzare la musica di un altro disco.
Il suono di queste otto tracce è caldo e fortemente umanizzato, quasi a tornare in quell’alveo infantile dove bastavano poche cose a fare la gioia per ore di un’essere avido di sperimentazione. Così è Nicola, in paesaggi che sembrano più unioni semplici di impulsi e stimoli che danno risultati maestosi, con quella sensibilità che ha toccato molta musica levigata e ritmica passata da casa Tomlab e Warp ad esempio, ma in una maniera che suona più artigianale e calda. Una concretezza manuale che colpisce il corpo con la sua risonanza prima della testa, collegandosi al legno, alle plastiche ed al metallo dei materiali piuttosto che al mero suono.
Suoni generati da programmazioni ai synth che svelano e dimostrano tutto il fascino di una semplicità binaria, frasi acustiche che fanno letteralmente levitare un’ambiente scaldandolo.
È un lato giocoso ed estremamente affascinante quello mostrato da Nicola Ratti in questo Automatic Popular Music e che conferma la sagacia di riuscire a sperimentare in maniera libera senza essere mai scontato, toccandoci direttamente al cuore. Le vibrazioni e le armonie ci cullano, sentiamo suoni che cerchiamo di ricondurre a strumenti a noi conosciuti, rumori d’ambienti e qualche presenza umana, ringraziando un futuro illuminato che ci permette di generare suoni che , nella conclusiva coprì la mia voce l’acqua fintanto da sembrare più d’una semprano portarci per mano e portarci verso un misterioso oriente, forse addirittura la tanto sospirata Shangri-La sonora.
E se il buongiorno si vede dal mattino segnatevi LL con l’evidenziatore sull’eternal music list.