Mr. Milk – S/T (Casa Molloy, 2011)

mmjpg

Se qualcuno come me anni fa si era ritrovato il cuore stracciato dall'album di quello svedese di Josè Gonzales (come se già non fosse bastata la sola sua cover dei Knife) e aveva giurato di non volere ripetere l'esperienza, non ascolti questo disco. Mr. Milk, oltre ad avere una voce che si presta straordinariamente a farsi legare a nomi come Emiliana Torrini e Stina Nordenstam (così semi sconosciuta che mi viene da piangere al solo pensiero), ha composto un lavoro, a mio dire, davvero eccellente. A dimostrazione che il New Acoustic Movement (ormai mica tanto New, ma sarà già stato coniato il termine Post- NAM?) paga sempre se fatto bene, qui ci si trova immersi in giri musicali per sola chitarra acustica e voce che lasciano ben poco spazio ad accordi in maggiore, ma sia che le 12 tracce vogliano essere una sorta di Requiem per un amore finito malissimo – e non nascondo che pezzi come Stupid Guy o Little March For a Whore me lo fanno fortemente pensare -, sia che formino un concept album sulla sofferenza sentimentale generica, credo che questi sussurri di velluto cantati da chi suona le corde come se temesse di far loro male possano raggiungere uno status molto elevato nella scala di gradimento di chi è fan, come la sottoscritta, del genere. Certo, probabilmente a Mr. Milk piace Mr. Drake e rimane una gran malinconia di fondo e tanta voglia di correre a rubare una Martin per imparare ad arpeggiare anche solo un giro di Do, ma, al di là della musica, qui ci sono dei gran bei testi: "Ask in Braille, why do you reply in Morse?" canta disperatamente quest'uomo-poeta per descrivere le incomprensioni pazzesche che possono sorgere in un rapporto… e se vi pare solo questo cosa da poco allora vergognatevi.