Ci sono quelli che detestano mettere riferimenti di altri gruppi nelle recensioni e quelli che per forza di cose li mettono sempre. Con i Moving Mountains – da Westchester, New York – non si sbaglia, anzi si può quasi citarli per plagio nei confronti degli Appleseed Cast (ascoltare 8105 o qualsiasi altra track a caso). Giuro che appena sentiti credevo che Pneuma, il loro debutto, fosse il degno successore di Peregrine o Two Conversations (Mare Vitalis lasciamolo come gemma a parte, che forse è meglio). Parte quindi in salita il disco, perchè certi suoni da un lato vengono con quasi una decina d'anni di ritardo, dall'altro perchè, eufemisticamente parlando, sono assai derivativi. Non a caso la band esce su Deep Elm. Eppure, sempre se, come il sottoscritto, avete amato la band di Lawrence – Kansas, Pneuma piace al primo ascolto. Al secondo un po' meno. Tutto il compitino sembra essere svolto con cura e dovizia: la voce ricca di pathos di Gregory Dunn (C. Crisci docet), la doppia chitarra, qualche delay di troppo, la batteria asimmetrica e tutto quel bagaglio di crescendo post rock, math senza mai abbandonare la melodia che tanto ci hanno fatto amare gli Appleseed Cast e l'emo 98 in generale. Persino i testi sono spesso banalotti, come quelli degli originali d'altronde ("God, you take a lot from me…And all I ever wanted was a minute of your time"… direi che qui è Ligabue, invece, che può rivendicare qualche diritto). Fosse arrivato qualche tempo fa saremmo anche stati pronti a gridare al discone, ora è soltanto un compitino ben svolto, un po' come lo sono stati, anni addietro, gli Stone Temple Pilots nei confronti degli Alice In Chains o i Candlebox (che quasi preferivo!) nei confronti dei Pearl Jam o gli Explosions In the Sky verso i Mogwai e via così.