Modotti – Come Ti Senti (Upupa/Fooltribe, 2016)

I Modotti sono un trio bolognese. Si chiamano così in onore di quella gran donna che è stata Tina Modotti. Hanno l’ultimo ep, seguito di due album, che è fuori da pochi giorni e si dicono “ritornati senza punti interrogativi” che trovo una frase positivamente inusuale quanto interessante. Certo, dopo aver ascoltato anche poco di Come Ti Senti – titolo definito come affermazione, non domanda -, mi pare molto chiaro il significato netto della frase sopra. C’è un intento più che diretto diandare di corsa e senza troppi preliminari – Teosinte, Autodafè -, qualcosa del tipo 1, 2, 3 via! basato su un’attitudine matematica solo all’apparenza inquadrante perchè i pezzi sono costruiti su linee melodiche che spesso indicano solo un bordo da oltrepassare. A questo mi sembra che si giochi con i quattro pezzi sghembi che danno forma a un ep che pare finisca troppo presto e manda in craving rispetto ad un album che chissà quando arriverà. Certo, si sentono, secondo me sia a livello musicale che che nei testi, i riferimenti con cui i Modotti si sono formati – Offlaga Disco Pax, Massimo Volume, Altro, Red Worms Farm, Three In One Gentleman Suit Cattedrali – tutta gente con cui hanno anche condiviso anche l’attività live e che, sicuramente, li hanno influenzati, ma, alla fine, chissenefrega, no? Stiamo parlando di Signori Gruppi più o meno seminali in Italia per cui va bene. Soprattutto se i risultati sono questi e stanno a denotare che la qualità della proposta è alta. Mi va di segnalare l’unica traccia fuori dal percorso in velocità tracciato dall’ep – “Perchè ho bisogno di me vivo”, concetto che passa assai chiaramente – che è Jack Ometti, un eccellente blues (steel guitar ragazzi?) che mi ricorda il Jimmy Page più geniale. Sembra strano, ma è così. Ovviamente è un gran bel complimento. Bravi Modotti. Fatevi (ri)sentire presto.