Mirco Ballabene & Massimiliano Furia – eKPYrotic (Dissipatio, 2024) / Filippo Mazzei – Love Songs in Grams per Second (Dissipatio, 2024)

Mazzei

Due nuovi capitoli si aggiungono alla ormai nota saga portata avanti da Dissipatio, label italiana che utilizza il concetto di decostruzione e ricostruzione del suono, del tempo e dello spazio come una vera e propria pratica maieutica per rintracciare latitudini meno ovvie ma molto vive della realtà sonora contemporanea.
Il primo di questi vede la collaborazione tra Marco Bellabene (contrabbasso ed elettronica) e Massimiliano Furia (batteria), musicisti di area avant jazz che in eKPYrotic esplorano alcune possibilità di composizione istantanea generate dal confronto tra elettronica basica e improvvisazione radicale. Un discorso che rimanda a un sentire di scuola Shhpuma come anche a una certa scena free esteuropea e che parte da statiche rarefatte per trovare il proprio core in un conflitto sempre aperto tra caos e controllo. Molto particolare in questo senso lo svolgimento di Collisioni Multiple, traccia giocata sul sentiero della poliritmia sintetica a guidare differenti gradazioni intensità improvvisativa, sempre gestite con notevole competenza. Questo grazie al lavorio costante e pervicace dell’interplay che nonostante  un approccio colto di base, non lesina occasioni per rilasciare dinamiche a cuore aperto: una  dialettica serrata e fortemente interconnessa che colpisce anche con un sincero impeto emozionale generato dal contrasto tra ricerca interiore e rumorismo stridente. Su questo fronte, Le Dimensioni Che Non Percepiamo non fa prigionieri.
Filippo Mazzei dal canto suo risponde con un altrettanto rigoroso lavoro ambientale per chitarra ed elettronica. Musicista romano già in forze nell’ensemble avant rock Vonneumann, Mazzei in Love Songs in Grams per Second disegna con approccio scrupoloso il preciso perimento in cui sviscerare nel modo più completo possibile la propria ricerca armonica. Se lo spazio d’azione fondamentale è quello minimalista e i movimenti sono sempre calibratissimi, la dinamica ottenuta dalle pazienti e mutevoli stratificazioni di layer e di umori – che dal feedback sottotraccia si spingono fino alla quasi totale dissolvenza – fa emergere una visione molto decisa. Paesaggi dilatati in lenta e pur continua trasmutazione che bloccano in istantanee circolari frammenti desertici alla Calexico o lampi di sapori slintiani, immergendoli totalmente in territori altri. Distese a perdita d’occhio e dal respiro profondo che scivolano verso dinamiche sempre più rarefatte, ma arricchite anche da essenziali diversivi concreto-industriali a conferire una meditata variabilità al percorso, senza perdere mai la direzione principale. Quella di un articolato e sfuggevole caleidoscopio sentimentale che scorre costantemente dalla malinconia alla gioia, dalla riflessione alla passione, dal rimpianto alla felicità.
Al netto di qualche qualche perfettibile eccesso discorsivo, ci troviamo di fronte a due album di buono spessore, due visioni che per intensità e intelligenza delle soluzioni non possono non affascinare.