Dopo l’ultimo, spettacolare live al Roadburn tornano i Messa con la loro oscura ed ossidata litania, ad inerpicarsi su impalcature metalliche classiche tanto da riecheggiare di ere ormai passate. Sara Bianchin parte subito sugli scudi in una Void Meridian praticamente perfetta, per una macchina oliata e messa in moto, grazie anche allo pneumatico ouroboro per loro ideato da Nico Vascellari e piazzato in copertina. L’additivo aggiunto alla sulfurea mistura è un ricordo degli anni ‘80, tanto che se immaginassi di poterli accoppiare in un double bill l’idea di unirli ai Castle Rat farebbe venire giù tutto il posto, del resto Fire on the Roof potrebbe essere più di un’idea. Le chitarre si gonfiano a tratti traghettando il blues lividi e doom in colorate apparizioni che farebbero la gioia di Bobby Liebling, fire!
Immolation sono gocce di bellezza e veleno vocale, come sentire la controparte demoniaca di Carole King immolarsi sulle fiamme e mostrare il suo ghigno diabolico, con un fitto strumentale acido da ralenty torcibudella. The Dress è un calvario passionale di 9 minuti che lascia letteralmente a bocca aperta e che chiude con uno spoken word che uccide. Reveal è una ballata western che si trasforma in un tributo ad Iron Man dei Black Sabbath per poi diventare altro ancora, comprimendo forse troppo per un brano che non convince appieno nella sua costruzione ma che quando raggiunge l’apice non fa prigionieri. Thicker Blood è impastata con sangue e polvere nera ma mantiene una purezza vorticosa, ennesimo esempio di una grande opera in trasformazione, quella dei Messa.
Messa – the Spin (Metal Blade, 2025)
