Merchants. Marrow. Il gioco, il suono, il sogno.

Davide Amici, durante l’intervista che gli feci come Light in the Pond si era lasciato sfuggire del prossimo ritorno dei Merchants, progetto condiviso con Alberto Ricca che tanti aveva affascinato con il lavoro di esordio del 2016. Dopo la giusta attesa, ed all’annuncio di ArteTetra della nuova uscita su nastro, non abbiamo quindi potuto esimerci dal provare ad approfondire un mondo che oltrepassa la musica andando a toccare diversi temi e pratiche. Questo è quello che ci siamo detti.

Otto anni dal primo nastro su Yerevan Tapes. Quando vi siete detti “è di nuovo ora di Merchants”?

DAVIDE: Era da un po’, anche perché diversi brani erano già in lavorazione all’uscita del primo album.
ALBERTO: Infatti, non c’è mai stato un momento di non Merchants diciamo.

Ha avuto comunque una genesi piuttosto lunga?

ALBERTO: è un po’ difficile capire chi risponde alle domande quindi andremo un po’ a sentimento…no, ha avuto una genesi lunga m aperchè ovviamente entrambi noi abbiamo degli impegni che purtroppo ci tengono lontani equindi cerchiamo di lavorare il più possibile insieme o quantomeno di irmpallarci le tracce con una certa metodicità ed appunto, avendo una grossa, grossa cura per i dettagli (non lo dico per incensarci, a volte è un difetto però ovviamente vogliamo che tutto sia come lo sogniamo) di sicuro a stesura dei brani ha richiesto tempo. Non avevamo fretta e non ce la siamo data ed anche la lavorazione tecnica dell’album ha richiesto un po’ di tempo.

Rispetto all’esordio a livello di tempistiche? Com’era andata allora, che tipo di lavorazione avevate avuto all’epoca?

DAVIDE: Allora, immagina che quando lavoravamo al nastro d’esordio davamo come working title dei brani le lettere dell’alfabeto e poi il numero della lavorazione dove eravamo arrivati. Al primo album arrivammo alla Z (tanti pezzi non sono arrivati poi a compimento) poi siamo passati all’alfabeto greco. Esistevano già diverse di queste tracce quando uscì il primo album.
ALBERTO: Ti posso dire che il primo progetto è del 2013. Un primo brano pensato per il primo album che poi non è stata inclusa, qundi dai, siamo a quei livelli.

Primo album su Yerevan Tapes e secondo album su ArteTetra. Quanto conta un’etichetta (nel 2016 e nel 2024) ai livelli di Merchants.

DAVIDE: Buona domanda.
ALBERTO: Veramente buona.
DAVIDE: Forse prima di tutto è una questione di identitâ al di là del cercare qualcuno ovviamente che voglia sposare l’album, il progetto e la musica perchê c’è sintonia però probabilmente c’è un’identitâ anche oltre alla musica, anche andando un po’ oltre il genere, che è il motivo per il quale ArteTetra ha un output assolutamente eterogeneo, non ha neanche così tanti album assimilabili al nostro per suoni però a livello di idee siamo molto vicini, c’è una comunione di programmatiche e di intenti molto forti.
ALBERTO: Sì, se posso aggiungere una cosa in senso assoluto credo che quello che ha detto Davide sia il nucleo della questione ancor più oggi nel 2024 dove l’etichetta, l’album hanno smesso di avere anche un po’ significato nella vita dell’artista ed invece ritengo fortemente che il contatto umano con l’etichetta e poi con gli eventuali ascoltatori sia tornato di primaria importana e per me ArteTetra è una delle etichette più illuminate in questo. Si nota, oltre alla cura, ad un’amicizia molto bella e molto positiva, si nota lo sforzo costante di costruire comunità, creare rete. Questa cosa è bellissima e non tutte le etichette lo fanno, nemmeno le più grandi. Potrebbero sembrare più interessanti ma questa cosa di ArteTetra è molto bella e molto positiva.

Marrow è un album, un gioco o un mondo?

ALBERTO: Perchè scegliere?

Per ora ho fruito della musica, ho visto la plancia e vorrei capire cosa si cela in questo progetto, la collaborazione con Riccardo ed a che tipo di fruizione pensavate. Gamer, ascoltatori, entrambi i gruppi mischiati…che è successo?

DAVIDE: Allora, non è un vero gioco, è una riflessione ispirata da un gioco in particolare che è
Anti-Sysyphus che è più un utilizzare il linguaggio del gioco per fare delle riflessioni paradossali su quello che è il gioco e costruire un mondo impossibile che ci ha ispirato molto ed al quale siamo affezionati il tema del paradosso e dell’impossibile si collega anche all’esplorazione di un mondo che non esiste, che è possibile ma non necessariamente esiste al di fuori del mondo dell’album. Il gioco in realtà è un tema al quale siamo entrambi interessati a livello personale, nel mio caso addirittura nell’ambito professionale ed è stato in realtà uno dei primi input che ci ha dato ArteTetra quando abbiamo iniziato a ragionare insieme sulla release. Ci hanno fatto vedere questo album di non ricordo quale etichetta francese che era veicolato sotto carte di tipo magic o pokemon (grazie alla memoria di Matteo Pennesi possiamo indicare Nouvelles Mutations di Poborsk su Nul Si Découvert come esempio, ndr.) . Avevano in mente di fare qualcodsa che utlizzasse il gioco come medium e come messaggio e Riccardo ê riuscito a trasformare in immagini, poi accompagnati da testi scritti insieme delle visioni che in realtà avevamo già avuto di questo mondo e dei suoi dettagli, trasformandolo in realtà.

Merchants potrebbe esistere senza il mondo altrove? Ho la sensazione che voi partiate da qui per andare in altri luoghi, non so se reali o immaginari. Cosa vi ha portato e cosa continua a portarvi ad unire musica elettronica e techno a suoni lontani. Com’è iniziato e perché?

ALBERTO: SI collega un po’ a quanto diceva Davide poco fa. Banalmente abbiamo altre passioni che ci accomunano oltre alla musica, siamo grandi amici da tanti anni, abbiamo fato mille cose insieme e l’interesse per il gioco, il mito, civiltà possibili ed impossibil passate e future chi lo sa, sono temi che ci portano a discutere. Tutto questo cola nella musica ed il fatto che questo sia musica elettronica è un caso, tra l’altro lo è sempre meno e ci sono sempre più cose suonate o quantomeno strumenti possibili che diventano mezzi di esecuzione. Quel che ha scritto Luigi Monteanni a presentazione dell’album è molto bella e si focalizza proprio sulla nostra continua ansia di costruire strumenti nuovi ed usarli per dare forma in qualche modo a nuove civiltà impossibili. Quindi credo sia questo che ci conduce verso questi mondi diversi di cui parli.

Quindi a Peter Kolosimo come siete messi?

ALBERTO: Scusami, con? No, questo mi manca ma forse Davide sa…
DAVIDE: Peter Kolosimo…

Astronavi sulla preistoria! Scrittore torinese, trip fantastico, storie ed approfondimenti allucinanti dagli anni ’70, se vi capita quello puô diventare facilmente una droga, ve lo consiglio!

ALBERTO: Beh, una nuova droga è sempre bella da conoscere…benissimo!

Scrivendo la recensione ho citato due gruppi, che non è una cosa che faccio spesso. Però mi son venuti in mente per vari motivi Aisha Devi e SabaSaba, che sono cose diverse fra di loro e da voi, però c’è questa sorta di radici immaginarie o reali e spostamenti tra luoghi che possono essere fisici o mentali, immaginari. Ci sono secondo voi dei progetti che pensate vi siano attinenti? Questa è una cosa che vi ha mai interessato o vi siete sempre persi da soli? Come preferite perdervi?

ALBERTO: Io voglio perdermi con Davide! No, scherzo, risposta piaciona…Davide rispondi tu!
DAVIDE: Forse possiamo dire che i riferimenti musicali in generale sono quelli che indagano le musiche possibili però più in specifico di ispirazione e fonte sonora concreta che campionamo è la musica folk da tutto il mondo che poi viene contestualizzata in un modo che è impensabile per il punto di partenza, quindi forse ci ê più di ispirazone musica che non ha a che fare con la musica che noi facciamo a livello di genere e di comestione, ma come materiale sonoro che per noi è più interessante.
ALBERTO: Sono d’accordo, nel senso che i nomi che hai fatto li conosciamo e li stimiamo ma potenzialmente non sono fra i nostri ascolti principali. Siamo forse, come diceva Davide, più interessati alle radici, sia dal punto di vista musicologico etnografico, come Sublime Frequencies ed etichette simili, sia come punto di vista di sperimentzione elettronica che forse centra poco ma è radicale ed appunto, scusa se torno sull’argomento ma il tema della costruzione degli strumenti è centrale in questo perchê quando si costruisce uno strumento come ci insegna un grande compositore come Helmut Lackelman stai anche componendo. Nel momento in cui, un po’ per aggiustamenti, decisiamo che questo ê lo strumento con il quale facciamo il brano il brano ê giâ insito in ciò che abbiamo fatto. Di sicuro gli ascolti pregressi, certe fascinazioni hanno diretto le scelte ma poi il brano nasce da materiale nuovi ecco, anche inaspettati.

Vero che questa cosa della costruzione degli strumenti è un bel fulcro attorno al quale costruire suono. Anche vero che il perdersi insieme, al di là della risposta piaciona che probabilmente è solo onesta è una scelta coerente, considerando come il gruppo siate voi due.

ALBERTO: Per poi morire dopo venti minuti perchê nessuno dei due ha grandi capacità pratiche!

Vabbé ma l’importante è l’esperienza, poi sarà come Gerry di Gus Van Sant, finirà male ma il film è bello…

ALBERTO: Citi una delle cose che più mi sono care ed importanti nella vita. Quel film è tutto ciò che mi interessa!

Nel disco ho trovato un attitudine danzereccia e giocosa, che però sembra mentalmente stridere con l’immagine di Merchants che avevo nella testa. Se penso a Merchants penso ad un progeto di ricerca abbastanza serio per fonti e costruzioni, trovando invece momenti liberi a livello di groove. Voi che tipo di ottica avete come musicisti e come vorreste essere percepiti? I nerd musicisti, quelli che scovano e fanno o gli autori del bel pezzo che si può anche ballare e funziona anche come canzone a se stante?

DAVIDE: Per me la veritâ è sempre nell’orecchio di chi ascolta. Sicuramente se hai avvertito una differenza è perchê c’è stato un cambiamento consapevole perchê le coordinate dell’estetica e del suono che abbiamo cercato nel primo album venivano da una volontà precisa, stabilita insime a tavolino ed invece, anche se alcuni brani di Marrows sono così vecchi ce ne sono altri che nascono dalla volontà di uscire da questi schemi perché non dico fossero diventati una prigione ma comunque delle limitazioni autoimposte che non sentivamo più necessario rispettare. Quindi ci siamo allontanati un po’ da tutto quello che era l’approcccio sample based che era molto forte nel primo album, da un’estetica di una grana sempre sorca che in parte è rimasta ma abbiamo abbracciato dei suoni molto più digitali andando a crrare degli strumenti molto più liberi, quindi con dei timbri che sceglievano noi. Abbiamo abbracciato di più la melodia perchê abbiamo anche entrambi una tendenza ad andare a cercarla, non necessariamente sempre però certe volte esce fuori in maniera più forte.
ALBERTO: È uno strumento anche la melodia insomma!

Certo! Non è da condannare assolutamente, anzi!

DAVIDE: E quindi da quel punto di vista è stato quasi liberatorio e divertente, ci siamo sentiti liberi di fare quel che volevamo pensando che il materiale mantenesse una sua coerenza, cosa che alle nostre orecchie ancora è. Speriamo lo sia anche per chi ascolta.

Beh, da parte mia sì!

ALBERTO: Volevo aggiungere una cosa perchê Davide ha detto una cosa che non ha ribadito ma che trovo molto vera, cioè quando immaginavamo come spiegare l’album disse che se il primo era stato in bianco e nero questo sarebbe stato in technicolor. Trovo sia perfettamente centrato alla mappa del mondo che alleghiamo, trovo che descriva molto bene la cosa. Se il primo album era una catabasi oscura questo è veramente il viagio tra mille villaggi posibili con approcci diversi, potenzialmente, ricollegandomi a quanto dicevi, questi comprendono anche il ballo, anche perché le regioni impossibili delle quali parliamo spesso vanno a cascare proprio in questo tipo di fruizione o comunque nell’ascolto in determinati momenti. I brani più sfilacciati e meno puntellati dalla ritmica potrebbero essere invece prerogativa da momenti rituali che riusciamo ad immaginare, da una corte paradossale.

Avete intenzione di presentare Marrow dal vivo, oppure in sessioni di gioco? Che intenzioni avete?

ALBERTO: Ottima domanda, allora. Le sessioni di gioco sono state ampiamente prese in considerazione. Lo diciamo apertamente siamo grandi giocatori di ruolo, lo scorso weekend è stato dedicato interamente a questo, giochiamo a vari giochi da tantissimi anni assieme. Sì, l’abbiamo valutato ma è molto complesso da fare, vediamo che stanno andando delle combo dungeon synth e tornei di magic che sono accoppiamenti più gestibili, quindi non lo sappiamo, ma invece dal vivio assolutamente sì, quindi vai Dave!
DAVIDE: Cosa dire sul live? Probabilmente esisteranno due forme del live, una più intima dove ci perderemo in due ed un’altra dove ci perderemo in quattro, od in tre. Questo focus sullo strumento e questa libertà che abbiamo provato volevamo risperimentarlo anche dal vivo. Il primo live era molto meccanico, usavamo campionatori e dei pad, pur non usando computer era molto rigifo pur essendoci interplay e fosse mlto divertente. Volevamo riprovare un po’ la sensazione di essere una band suonando in maniera più organca il materiale ed è una coa che speriamo di provare presto.

I musicisti aggiunti chi saranno? SI possono annunciare?

DAVIDE: Almeno uno possiamo annunciarlo, alla batteria ci sarà Cristiano Amici, mio fratello, che già suona con Karu mentre sulla seconda persona non ci sbilanciamo ancora ma ci piacerebbe avere un fiato.

Non toccherà quindi aspettare il 2032 per risentirci di nuovo?
No, dal vivo no!

Avete già pensato ad un prossimo futuro come Merchants?

Immagina che il mix di questo disco è pronto da due anni ed il master da un anno, già tre anni scherzando dicevamo che sarebbe bello raccogliere tutte le b-sides e le outtake di questi anni insieme in una pubblicazione e chiamarla Ruminations ma non so se lo faremo mai. Adesso comunque vorremmo concentrarci sul trasformare l’album in uno show perché vogtliamo suonarlo e poi quando avremo altro tempo da dedicare al progetto cominceremo di nuovo a lavorare che abbiamo materiale in sospeso e strade da esplorare.
ALBERTO: Bisogna comunque dire che è un processo molto naturale, Davide mi scrive dicendomi che ha fatto qualche sequenza, ci andiamo avanti e da lì riparte il gioco. Abbiamo comunque già deciso il titolo del terzo album che non ti diremo ma che giâ dirà molto.

In che formato esce il disco?

DAVIDE: Il disco uscirâ su cassetta con il campo da gioco di Riccardo.

Sarà quindi giocabile?

DAVIDE: Mmmh, lo puoi interrogare, puoi interrogarti tu sul suo significato.
ALBERTO: Sì, è vero, è più vicino all’I-Ching che ad un gioco vero e proprio. Sono convinto che qualcuno con grande forza di volontà possa farsi una sessione diciamo, un po’ fumosa…

Ognuno cercherà il suo carburante, perfetto! Io ho già diversa roba, non so se vogliate aggiungee altro, ma credo abbiamo toccato un po’ tutta la mappa..in 25 minuti abbiamo fato, sono fiero di voi!

MERCHANTS: Favoloso, grazie mille a te! Speriamo di vederci dal vivo, di sicuro una data sarà a Milano, potremmo farcela!

Molto volentieri, grazie mille e buona serata…

MERCHANTS: Grazie mille a te, buona serata…