Me Raabenstein – R (Nonine, 2012)

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L’eterno ritorno di Me Raabenstein, ma non in senso ebraico e neppure in termini di tematiche, è semplicemente che questo ragazzo belga trapiantato a Berlino a quanto pare non riesce a star fermo e fra dischi suoi, collaborazioni e uscite altrui, è riuscito a dare alla Nonine (la sua etichetta) una continuità ed una credibilità invidiabili. Questa raccolta di pezzi lo vede coinvolto in diverse salse e con diversi moniker, dalle tracce a nome Slowcream (uno dei suoi progetti che preferisco) ai lavori con altri. Il disco invece di scadere nella semplice compilation con i pezzi che si susseguono senza troppa omogeneità stilistica, pur variando parecchio riescono ad amalgamarsi egregiamente, tant’è che durante i primi ascolti, senza aver letto né press sheet né nome dell’artista e quant’altro, credevo fosse un semplice lavoro in solo. Resta che se non si tratta di un disco eterogeneo questo ditemi voi quale potrebbe esserlo, si passa del neo jazz di Blackcap a nome Boom Chuck Boys feat. Gianna Cheli alle soluzioni clubbing di Leonard Scrunch come Me & Mrs Bee, dall’electro hip hop di Daglicht Rmx di Subsequent feat. Festa, alle tracce su cui navigano le parti spoken word o i campioni “ingombranti” come Holy di nuovo dei Boom Chuck Boys e Spirits, a suo nome. L’influenza avant-jazz, club, neo-classica, cocktail, elettronica top class di Raabenstein c’è e si sente, tant’è che alcuni di voi potrebbero trovare riferimenti a materiali usciti in diversi tempi su Compost, Sub Rosa, !K7. Vi ricordate quelle splendide compilation a titolo The Future Sound Of Jazz che faceva uscire la Compost? bene, Raabenstein da un certo punto di vista sviluppa il discorso proprio da quel punto e vista la gente che ci compariva sopra mi azzarderei a dire che già questo è un buon punto a suo favore. A volte certe soluzioni, certi generi e certe idee vengono dichiarati morti o demodè con troppa fretta. Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.