Massimo Volume + Bancale – 26/07/09 Musical Zoo Festival (Brescia)

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Onore al merito delle nove realtà bresciane (tutte rigorosamente ignorate nel fumetto/report sulla scena locale pubblicato su Rumore alcuni mesi or sono, complimenti…), che nel giro di appena un paio di mesi sono riuscite a mettere in piedi questo Animal Zoo Festival, nella suggestiva area dei bastioni del castello della città, spazi un tempo occupati, appunto, dallo zoo. Un'ottima occasione, oltre che per proporre buona musica (Meganoidi, come mia sorpresa apprezzati anche dai più esigenti, Teje Nordgarden, stasera Massimo Volume), per utilizzare e valorizzare uno spazio altrimenti in disuso.
A calcare per primi il palco sono, stasera, i bergamaschi Bancale, terzetto chitarra-batteria-voce che presenta il CD d'esordio, aggiungendo anche diversi pezzi inediti. Musicalmente non proprio accomodanti, ricordano gli U.S. Maple più indolenti, fanno il pieno di commenti sarcastici (un gruppo di Bergamo in trasferta nella nemica Brescia, che può aspettarsi?), ma sorprende positivamente vedere un buon numero di ascoltatori massimo_volume_musical_zoo_09-1che prestano attenzione, dall'inizio alla fine, a un gruppo d'apertura semisconosciuto. Possono vantare, i Bancale, il batterista meno visibile della storia del rock: pur schierato in prima fila è costantemente nascosto da lastre metalliche, anomale percussioni che caratterizzano il suono del gruppo. La chitarra, non troppo disturbata dal clangore, stende lunghe note e solo raramente si incrosta in sequenze più nervose; la voce, insonne, quasi svogliata, ci dice di storie di pianura, vite e morti di uomini e bestie pregne di significato ma, fortunatamente, lontane da banali simbolismi; è immanenza, piuttosto. Intanto è calata la sera e la città, visibile alle spalle del palco attraverso la quinta degli alberi, si va illuminando. È l'ora dei Massimo Volume, ancora loro. Quando li vidi a Mantova erano si erano da poco riuniti, avevano un chitarrista appena entrato in formazione e un futuro incerto. Nove mesi dopo si sa di un album live in arrivo e di nuovi pezzi da registrare; per questo le domande di stasera sono altre, riguardano i possibili sviluppi di un suono e di uno stile inconfondibili, ma che avrebbero bisogno, massimo_volume_musical_zoo_09-2forse, di una rinfrescata. Il concerto, invece, è un riepilogo della carriera del gruppo, da Ororo già sul demo del ‘92 fino a Esercito Di Santi, mai incisa, ma risalente ai tempi di Da Qui e già eseguita dal vivo nei precedenti tour. Tornano Erica e Rigoni, Leo e gli spettri dei compagni di scuola; non ritroviamo i gestori del Pizza Express, né Roland e Tomas, ma altre figure ne prendono il posto. Forse è inedito il pezzo che inizia con le parole "Non fidarti dei fantasmi del Novecento…", quantomeno non mi è noto, ma non si differenzia granché dal resto del repertorio. In genere le canzoni sono rese più pesanti, soluzione un po' banale e non sempre felice: Fuoco Fatuo, ad esempio, sacrifica il proprio pathos sull'altare della pesantezza e della velocità d'esecuzione, mentre timide variazioni, animano alcuni pezzi, un archetto a strascicare le note della chitarra, qualche riff un po' più spezzato, ma nel complesso non si intravedono particolari innovazioni per il futuro.
E la domanda che ci ponevamo all'inizio? Beh, se c'è stata risposta, se il concerto non è stato ancora e solo un riscaldamento, è che il gruppo continuerà su queste coordinate, narrazioni su un tappeto di post-rock slintiano. Il che non dispiace, dopotutto: la musica è un po' invecchiata, ma di storie c'è sempre bisogno.