Massimo Falascone – Variazioni Mumacs (Public Eyestore, 2014)

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Variazioni Mumacs di Massimo Falascone, sassofonista con una lista di collaborazioni fitta come un elenco del telefono,  è un album dalla genesi complessa, di quelli di cui non solo è difficile parlare, ma dei quali è più semplice dire cosa non siano piuttosto che ciò che sono. Proviamo così, ben consapevoli che, ancor più che per altri casi, l’ascolto non è un’esperienza riassumibile, nemmeno avvicinabile, a parole.
Variazioni Mumacs non è circoscrivibile in un genere, perché fatto di frammenti prodotti da una quindicina di persone (musicisti e non) che Massimo Falascone ha organizzato in una specie di cut-up meditato che poi ha cucito coi fraseggi del suo sax: ci trovate dentro piani, bassi, batterie, violini, clarinetti, chitarre, suoni concreti, voci di lingue diverse e frammenti di conversazioni, musiche rubate a radio e TV, field recordings; addirittura brani di vecchi progetti “riciclati” per l’occasione. Pur facendo parte dell’immenso universo della musica elettro-acustica improvvisata, Variazioni Mumacs non è un album nato di getto: ispirato alla struttura di Variazioni Di Goldeberg di Bach e al film Thirty Two Shorts Films About Glen Gould di François Girard, è stato a lungo meditato, ha richiesto il contributo di musicisti e amici, che hanno improvvisato e raccolto materiale secondo i suggerimenti, piuttosto liberi, dati dallo stesso Falascone. Nonostante questo lungo processo, la presenza di una quindicina di collaboratori e di un’infinità di suoni e strumenti stipati in 68 minuti di musica divisi in 32 tracce, Variazioni Mumacs non è un lavoro freddo né calcolato, ma mantiene una struttura aperta e mutevole, tanto che le tracce, sfruttando la funzione random dello stereo, potrebbero essere rimontate all’infinito, dando vita a sempre nuove narrazioni. Ci avete capito qualcosa? Non posso darvi torto se rispondete di no. Se vi va di fidarvi, ascoltatelo, perché Variazioni Mumacs è davvero un gran disco.