È terra estrema la Sardegna, in senso geografico e culturale, terra di confine e di confini. Se dall’isola ci sono spesso giunti clangori post-industriali e complesse strutture improvvisative, stavolta ascoltiamo un lavoro che sembra applicare ai suoni dei primi l’attitudine compositiva dei secondi, segno di quanto i limit, almeno da quelle parti, siano labili.
Stefano Muscas lo abbiamo conosciuto un paio di anni fa come batterista de Il Cotone di Fukushima, progetto impro-rock ancora acerbo ma che evidentemente ha dato i suoi frutti; ora, con Giole Tolu ad affiancarlo ed una nuova ragione sociale, trova casa presso la Setola Di Maiale, segno che, qualche volta, le cose vanno come devono andare e spiriti affini finiscono per incontrarsi. Il parco strumenti di Massa Sonora Concentrata, questo il nome scelto del duo, è una tal wunderkammer che, se dovessi invetariarla per filo e per segno, arriverei tranquillamente a fondo pagina. Vi basti sapere che, oltre a strumenti tradizionali a percussione, a corde ed elettrici (maneggiati anche da alcuni ospiti), ne troviamo di decisamente insoliti (seghe ad arco, hank drum, caxixi…) e una gran quantità di non-strumenti (giocattoli, sassi, palloncini, cortecce, scarpe…) che più di tutto danno la misura di cosa sia Boe. È infatti questo un gioco fatto con lo spirito serio e curioso di un bambino, che saggia i limiti acustici di ogni oggetto e gli cerca una collocazione all’interno di composizioni libere ma non casuali, escludendo quasi completamente i vuoti che spesso caratterizzano questo tipo di musica: siamo davvero al cospetto di una massa sonora concentrata e l’idea è che questo sia uno spettacolo da vedere, oltre che da sentire. Misura di ciò ce la dà perfettamente il secondo brano dell’album, Miscela Gassosa: non so dirvi quali siano gli strumenti impiegati (soprattutto fiati propri e…impropri, direi), ma l’impressione è quella di musica ottenuta manipolando un organismo vivente, facendogli produrre un’infinita quantità di suoni secondo uno schema decisamente free ma che, attraverso il ritorno di alcuni fraseggi riconoscibili, sembra ipotizzare un’idea di jazz, per quanto anomalo. Tuttavia non c’è solo questo in Boe: Movimenti Focali ripercorre la storia dell’isola mettendo a confronto percussioni che richiamano antichi riti con stridori industriali, scampanellii pastorali ed echi jazz, Movimenti Focali Pt. 2 e Canal Grande segnano un momento di quiete dove soundscapes intimisti e minimali vengono screziati da frammenti di rumore, rumore che si prende la ribalta sovrastando le melodie di La Strada Per Il Ponte Delle Rane e marchiando la conclusiva Shine On You Crazy People, titolo che fa il verso a REM e Pink Floyd e suono che mette in scena una piccola catastrofe rock in stile Sightings. Verrebbe da definire Boe un’opera matura, ma sarebbe farle un torto: non mi pare sia a questo che i due musicisti aspirano, quanto a dar vita a una musica mobile, che si mette continuamente in gioco, con le idee chiare eppure perennemente sfuggente. Se è così, se davvero questo è l’intento, dire che al momento ci stanno decisamente riuscendo.