Marvin – Hangover The Top (Africantape, 2010)

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Continua da parte dell'Africantape l'esplorazione del suono post in tutte le sue sfaccettature. Quello che propongono i Marvin, terzetto francese in cui le tastiere rimpiazzano il basso, lo si potrebbe definire come un math calato, per una strana distorsione temporale, in un distorto immaginario anni '80. Suono iperchitarristico e tamarro a dominare la scena e gli altri strumenti a supportare facendo gli straordinari, questo il leit motiv di un disco dove tutto è talmente esagerato che si fatica a prenderlo sul serio: si senta la chitarra cafona e quasi AOR di Roquedur o i suoni sintetici, con tanto di vocoder, di Dirty Tapping, velleità da Trans Am e risultato alla Rockets (massimo rispetto per gli argentati, eh!). Eppure è questa attitudine a  salvare il disco, scostandolo dai tanti metallari del XXI secolo del giro mathrock, dall'eccessiva seriosità come dalla forzata ironia: suscitano sincera simpatia e ti sembra di immaginarli mentre assumono pose eroiche eseguendo cotante partiture. Che poi sia cosciente autoironia o umorismo involontario cambia poco, Hangover The Top scorre senza intoppi e si fa apprezzare per quasi tutti i 36 minuti di durata. Stona un po' nel finale la cover di Here Comes The Warm Jets di Brian Eno; non che sia fatta male, tutt'altro, ma una Bohemian Rhapsody ci sarebbe stata decisamente meglio.