Marta De Pascalis l’abbiamo conosciuta grazie alla compilation Burnt Circuits Kept Under My Bed, dove si segnalava con uno dei contributi più rilevanti dell’intera raccolta. Ma la ragazza, romana trapiantata a Berlino, aveva già all’attivo un LP, Quitratue, che ci è sembrato il caso di recuperare.
A onore del vero, quello che troviamo su queste due facciate è abbastanza lontano da quanto ascoltato sul nastro della Under My Bed: qui il suono più orientato all’ambient, coi synth in grande evidenza, ma dopo i primi ascolti comincia a serpeggiare un’inquietudine che è il segno di un album ben più complesso di quanto possa apparire di primo acchito. In effetti, sebbene le tracce fluiscano come un’unica composizione, ognuna è ben caratterizzata e può benissimo rappresentare lo stadio di una meditazione lunga 40 minuti, che attraversa il vertiginoso crescendo psichedelico dell’invocazione Noli Respicere, le calde volute d’organo di una Quitratue alla quale non è estraneo il rumore, fino al finale spettrale di Unspoken Mirrors. Marta De Pascalis prende le visioni del cosmo dei Tangerine Dream e quelle più terrene dei Popol Vuh e le ridipinge con discreta personalità, ispirandosi alle tinte fosche dell’alba del nuovo secolo: ne esce un ambient non pacificato che merita più di qualche ascolto.