Marta De Pascalis – Quitratue (Autoprodotto, 2014)

Marta De Pascalis l’abbiamo conosciuta grazie alla compilation Burnt Circuits Kept Under My Bed, dove si segnalava con uno dei contributi più rilevanti dell’intera raccolta. Ma la ragazza, romana trapiantata a Berlino, aveva già all’attivo un LP, Quitratue, che ci è sembrato il caso di recuperare.
A onore del vero, quello che troviamo su queste due facciate è abbastanza lontano da quanto ascoltato sul nastro della Under My Bed: qui il suono più orientato all’ambient, coi synth in grande evidenza, ma dopo i primi ascolti comincia a serpeggiare un’inquietudine che è il segno di un album ben più complesso di quanto possa apparire di primo acchito. In effetti, sebbene le tracce fluiscano come un’unica composizione, ognuna è ben caratterizzata e può benissimo rappresentare lo stadio di una meditazione lunga 40 minuti, che attraversa il vertiginoso crescendo psichedelico dell’invocazione Noli Respicere, le calde volute d’organo di una Quitratue alla quale non è estraneo il rumore, fino al finale spettrale di Unspoken Mirrors.  Marta De Pascalis prende le visioni del cosmo dei Tangerine Dream e quelle più terrene dei Popol Vuh e le ridipinge con discreta personalità, ispirandosi alle tinte fosche dell’alba del nuovo secolo: ne esce un ambient non pacificato che merita più di qualche ascolto.