Non conoscevo Marnie Stern.
A maggior ragione leggendo la sua biografia mi sono sentito intrigato…attiva dal 2007, 31enne con In Advance of the Broken Arm, collabora e suona regolarmente con loschi figuri quali Zach Hill e Mark Shippy di Hella ed US Maple rispettivamente. Poi altri tre dischi fra il 2008 ed il 2013, prima di uno spazio lungo dieci anni, che la porta al presente. La label che la supporta è la Kill Rock Stars, oggi come allora, mentre la musica è una splendida fiammata super tecnica con una voce calda e pazza poggiata proprio in cima. Spesso sghemba come se del rock anni ‘70 avesse introiettato dentro al suo DNA i geni della Now Wave, rivela freschezza ed asprezza ad ogni brano. Perdersela sarebbe un bel problema, che la chitarra elettrica lanciata dal cosmo in copertina ha parecchie cartucce da sparare! Una Forward trascinante, gli acuti striduli che prendono i Queen per le palle di Working Memory, una ripresa morriconiana come Il Girotondo Della Note da Chi l’ha vista morire? Di Aldo Lado. È album parecchio pieno, di esperienza, entusiasmo e dai freni morsi per un decennio…dentro c’è il rock degli ultimi 50 anni rivisto con lo sguardo di una musicista mia doma, trasversale ed in grado di sfalsare il normale senso della canzone arricchendolo di entusiasmo, giravolte, capitomboli, arrampicate, il tutto al doppio della velocità. Avete presente l’abitudine di ascoltare i messaggi vocali prolungati a velocità sostenuta? Qui c’è un intero disco che sembra contenerne almeno due o tre, compresso, complesso e vitale. Ci vorrà del tempo per districarlo d risolverlo, ma rischia di essere un passatempo stupendo c quale passare questo autunno e quest’inverno, quasi quanto buttare dell’aceto sulle ferite aperte della musica pop-rock. Bentornata Marnie, scusa il ritardo, è un piacere vero!