Marina Allen – Centrifics ( Fire, 2022 )

Dopo il fulminante esordio Candlepower, candore spiegato in pochi minuti intensi, torna Marina Allen. Voce, suoni ed ambiente fuori dal tempo, gioiosi e soulful, forse come una Carole King sorridente, ma in realtà con dei parametri molto personali. Tutto sembra virato al passato, c’è aria fra il suono del pianoforte e della sua voce, la giusta misura tra eleganza e spontaneità, e la maniera che si allontana sempre più…c’è onestà, amore e buon gusto qui dentro. Il minutaggio rispetto al primo disco è aumentato senza cadute di stile o noia, gli accorgimenti e la produzione è semplicemente perfetta, per un album che si colloca fuori dal tempo, classicamente desueto. Il tutto è ammantato di un’aura che lascia Marina da sola, all’orizzonte, libera di suonare e parlarci. Centrifics scorre placido, senza sussulti ne cambi di atmosfera, prendendoci per mano in quella che appare essere una passeggiata nel mondo di Marina, finalmente aperto dopo la prima occhiata fugace dell’esordio. Forse l’unica cosa che potranno rimproverarle è una certa linearità poetica lungo il lavoro? Mica vero, che alcuni pezzi sono più spensierati e pop, vedasi Foul Weather Jacket Drawing. Fintanto svagati, come la conclusiva Gardiner’s Island, oppure onesti e sinceri, come Halfway Home.

Mi piace pensare a Marina come una ragazza con i giusti grilli per la testa, una chitarra, un buon gusto e la capacità di trasportarci in un altro mondo. Anche per questo Centrifics è quindi un sì, grande come la West Coast.