Alzo le mani, fino a pochissimo tempo fa non avevo idea di chi fosse Maria Mazzotta e la sorpresa è stata ancor più bella, recuperando questo disco uscito a febbraio. Cantante ed interprete del noto e pluriennale progetto Canzoniere Gracanigo Salentino (nel quale entrò appena maggiorenne mentre masticava il sound rock alternativo di CSI e Marlene Kuntz) con il suo Onde giunge al suo secondo album da solista anche se le diverse collaborazioni che la vedono impegnata partono già da dieci anni fa con lavori condivisi e progetti vari.
La voce di Maria ha la forza della terra e si esprime lanciata su musiche cesellate e selvatiche. Insieme a lei Ernesto Nobili e Cristiano della Monica, il primo impegnato con i Fitness Forever ed il secondo a fianco di Ginevra de Marco e Gianni Maroccolo. I brani hanno la forza degli schiaffi e la voce di Maria, sentitela in Libro d’amore, non fa prigionieri e mozza il fiato. È musica tradizionale ma è trasfigurata dalla passione ed assume arie western e dilatate, arrembanti e toste. Spunta anche Bombino a dar manforte e le onde si trasformano da terra a mare a sabbia, prendendo volume in una cavalcata che non fa prigionieri. La voce di Maria sembra sdoppiarsi, triplicarsi, ed il suono si appesantisce colorandosi sempre di più. In Damme la manu il ritorno alla tradizione è completo e toccante e la dedica a Luigi Chiriatti (che del CGS fu parte importante oltre che studioso e ricercatore musicale) non chiude cerchi ma segna un percorso chiaro fra i mondi. Maria riesce a tenersi in equilibrio fra questo mondi, muovendosi con grazia innata fra la pace e la tempesta. Ci si sente interrogati dalle domande lanciate in Navigar non posso…senza te, e non si può restare indifferenti, venendo letteralmente presi al bavero da Terra ca nun senti, in una drammaticità che sembra riscoprirsi nella magna Grecia, con fulmini e tuoni che ci immaginiamo dietro le figure del terzetto e la presenza di Rosa Balistreri fra luci ed ombre. Poi gighe nelle quali si mischia potenza e lirismo, dove rimanere immobili è impossibili e ci si chiede come diamine si dica headbanging in pugliese. L’amore in Marinaresca, talmente intensa da portarmi alla mente due mammasantissime canzoni alla mente per enfasi e bellezza (Maremma Amara e Pescatore, così per evitare carichi grossi). Di nanna core eviterei di parlare per poter regalare agli ascoltatori il gusto di potersi nascondere sotto le coperte come bambini, mentre Pizzica de core (Malencunia) attesta come la taranta sia ancora in grado di esorcizzare morsi e stati d’animo. Matonna te lu mare è tra la preghiera e la canzone, il giusto momento per ringraziare di quest’album meraviglioso e di chi ce l’ha fatto scoprire.
Maria Mazzotta – Onde (Zero Nove Nove, 2024)
