Quel che succeda dietro le porte di casa di ognuno è da sempre un mistero. Quel che invece viene espresso dai lusitani Manuel Mota e Margarida Garcia, da una vita attivi nell’improvvisazione più libera oltre che metà esatta dei Curia che componevano insieme ad Afonso Simoes e David Maranha beh, sembra più un graffio drammatico. To Pieces, il primo brano, sembra la maceria fossile di un focolare, vite e storie comprese, quasi fosse riletta dai nostri discendenti per decrittarne i valori, le usanze, gli ambienti. Cover Up, il secondo brano, ha un tocco più leggero e pulito, come una cappa ad ammantare l’ambiente, una forza magnetica che si rivela sottilmente maligna ed ai più paranoici potrebbe riportare le atmosfere misteriose e magnetiche dell’ Under the Dome kinghiano. The Big Sleep, un letargo che in realtà sembra più un desolato villaggio fantasma, set da film western dismesso e fantasmi ovunque. La coppia però non sembra guardare all’Almeria di Fort Bravo (celebre location cara a Sergio Leone) quanto piu all’Australia di Hungry Ghosts, disseccando ancor più una materia scheletrica e fortemente evocativa. Encore completa il quadro, aggiungendo residui terrosi alla causa. Un quadro che, come il lenzuolo appeso in copertina, si presta a svariate interpretazioni: Byron Coley nelle note di copertina chiama addirittura in causa gli alieni, io lo percepisco più come luogo funestato e lasciato a se, ma di sicuro a rimanerci fra le dita è la sabbia del tempo e le note scarne e talvolta spaventose di Margarida Garcia e Manuel Mota, un basso ed una chitarra, musicisti che che da trenta e più di vent’anni tracciano il loro paesaggio di linee sottili, invisibili agli umani ma evidenti per chi ci osserva dall’alto.