È passato circa un anno e mezzo dal mio primo incontro con Mabe Fratti, gemma guatemalteca di stanza a Città del Messico che partendo da un violoncello riesce a dipingere quadretti che sfuggono a generi e steccati. In Sentir Que No Sabes siamo già al suo quarto disco solista, ai quali vanno aggiunte le collaborazioni con Gudrun Gut e Concepcion Huerta, oltre ai dischi di Amor Muerte e Titanic nei quali è stata coinvolta negli ultimi anni, il tutto a partire dal 2019. In Kravitz unisce Bristol, jazz, mondo latino ed un basso tra i più profondi sul mercato, dando il via ad un viaggio nel quale potrebbe realmente succedere di tutto. I mondi cambiano come scenografie di un film, fra realtà e sogno, dove uno schermo, la Pantalla Azul citata nel titolo del secondo brano può veramente trasportarci altrove. Ragionando fra le righe è difficile capire quale sia la musica di Mabe Fratti, difficile se non impossibile incasellarla. Di certo è musica finemente cesellata, che parte da una certa idea di tradizione scardinandone però le basi, sostituite da scampoli jazz che fluttuano in un mondo totalmente a sé. Prodotto ed arrangiato insieme a La Catolica (suo sodale anche nei Titanic) il disco (sentitevi Oìdos ad esempio) sembra non avere radici, navigando e fluttuando in un mare di puro suono, fra diversi correnti; un mondo etereo e fantastico nel quale è la voce di Mabe Fratti a darci una parvenza di realtà, talmente intensa e presente da ipnotizzarci, anche se siamo convinti che il suo sguardo stia viaggiando fra altre galassie. Strumentali da bocca aperta (Elastica i) si accompagnano a delicati quadretti pop che sembrano cartoni animati disegnati direttamente sul buio più profondo, il tutto in un continuo saliscendi che lascia letteralmente meravigliati da tanta verve ed inventiva.
A tratti sembra di ascoltare Arto Lindsay in Mundo Civilizado, se quel disco fosse stato rifatto da una bambina di 6 anni in pieno fermento creativo. Musica energica ed intensa, con pochi filtri e sfumature incredibili, alla quale mancano soltanto le urla per chiudere un quadro vocale così espressivo da riportarmi alla mente, a tratti, alcune pagine di una Mara Redeghieri. È infatti in quel medesimo mondo fatato che sembra muoversi Mabe Fratti, riuscendo a prenderci per mano fra percussioni e fiati e Descubriendo un suspiro
Kitana ci terrorizza il giusto, aprendo quello squarcio sul buio intorno e dentro di noi, mentre Angel Nuevo libera il disco lontano, oltre, lasciandosi dietro le spalle il buio fino alle bramate urla. “…No voy a regresar, a regresar a ti…”, non tornerò, non tornerò da te, volando via, una fanfara narcotica sotto le ali, ogni colpo per alzarsi ancor di più, ormai solo un un puntino in un cielo rettangolare su una terra rosso carminio.
Mabe Fratti – Sentir Que No Sabes (Tin Angle, 2024)
