Luciano Caruso/Luigi Vitale – Tripterygion (Aut, 2011)

tripterygion_cover-325x325

Seconda uscita per la Aut, dopo l'esordio Kongrosian/Sabatin con il secondo disco mi sembra evidente che l'etichetta sottolinei come si tratti di una label jazz oriented anche se non esattamente in senso classico, o quanto meno come spesso viene concepito qui da noi (leggi: roba indolore ruffiana da "reazionari" marchettari servi dei servi dei servi). Tralasciato quest'ultimo sfogo da casa-lingua frustrata (o frustata… sempre che non si tratti di una masochista consenziente), sia ben chiaro che Luciano Caruso e Luigi Vitale non hanno nulla a che fare con i falliti, anzi in un certo senso ci consegnano un disco fruibile, interessante per quanto non si tratti di roba esattamente easy.
Il sax soprano ed il vibrafono si prodigano in una serie di evoluzioni molto eleganti e decisamente ben rifinite; il fatto che la produzione sia molto rotonda, per non dire gonfia, ammorbidisce ulteriormente il suono del duo. Non si tratta sicuramente di jazz molto solare, anzi è sicuramente quel tipo di musica che risente delle influenze marcate della musica contemporanea ma non solo, dato che in diversi passaggi dei due escono dei richiami ad una tradizione da seconda metà del Novecento. L'impasto sonoro si sviluppa su passaggi in cui il gioco preferito di Caruso e Vitale è lavorare in modo parallelo senza per questo perdersi nelle geometrie come se si trattasse di un'uscita "math". Infatti per quanto i due sappiano lasciarsi degli spazi e reggersi a vicenda invertendo i ruoli da strumento solista e d'accompagnamento, si muovono in molto sincronico. Pur avendo un suono ben definito e senza stare troppo a lavorare sugli effetti alcune tracce riservano delle sorprese, come ad esempio la suspance morbida creata in Chromis Chromis, o la blueseggiante Boops boops. La bellezza di questo lavoro sta nel fatto che i Caruso e Vitale senza doversi buttare sul banco mixer o su chissà quale soluzione dimostrano come si possano ancora combinare bene due strumenti "classici" purché le tracce siano rette da una serie di buone idee che ai due non sembrano mancare.