Lonius – S/T (Setola Di Maiale, 2008)

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Un sax tratteggia una melodia jazz, note si rincorrono, si perdono, si ritrovano, sembrano abbozzare una melodia. Sotto, in un crescendo di mare in tempesta, si accavallano suoni, rumori, oggetti percossi, sibili, che sembrano rubati al porto di Genova, tra le navi vuote che aspettano i loro carichi, le onde che schiantano le chiglie e le incagliano ed il vento che si insinua tra i container vuoti e cigolanti. Comincia così, con Vonega, questa live studio recording di Lonius, trio 2/3 ligure 1/3 piemontese, che vede l'utilizzo e la combinazione di una strumentazione alquanto particolare. Al sax alto il gruppo affianca infatti un tavolo di marmo amplificato, varia oggettistica percussiva, microfoni a contatto e certa non meglio precisata effettistica elettronica. Il cd, fuori per Setola Di Maiale, contiene sei improvvisazioni, il titolo di ognuna delle quali è un anagramma della parola "Genova". Se da una parte i richiami al free jazz, nell'utilizzo del sax alto, sono inequivocabili, dall'altra l'effetto che produce il resto della strumentazione è straniante, in particolare quando, ai momenti più percussivi e in qualche modo ricollegabili di rimando a certo free, si intercalano gli inserti elettronici, davvero inintelligibili le fonti, inquietanti come "quel mare scuro che si muove anche di notte e non sta fermo mai" e dal sentore vagamente noise/industrial. L'ascolto del disco non è dei più semplici, richiede una certa predisposizione (d'umore più che altro), non fosse altro per quella cappa di inquietudine che lo attraversa, monolitica, come una spessa foschia ("lasciaci tornare ai nostri temporali, Genova ha i giorni tutti uguali"). Difficilmente incasellabile, non è puramente ambient, o jazz, o industrial, è certo musica improvvisata, ma non basta. Parafrasando un titolo del catalogo di Anatrofobia, è musica "pesa" e marginale.