Liquido di Morte – >< (Overdrive, 2024)

Musica che smentisce l’idea di uno spazio privo di suono.
Tutto intorno c’è buio, riflessi metallici ed un’atmosfera che si sposta letteralmente sotto i colpi dei Liquido di Morte, giunti con >< al loro quarto disco (quinto, considerando il lavoro di remix di Remanufacture 2: The COVIIIID Incident).
Keep People Indoors unisce chitarre melanconiche, suoni da videogames e percussioni tribali in un’entrata in materia che sa farsi spazio con la giusta massa attraverso i propri germi.
Certo, finisce quando ci aspetteremmo che alzasse ancora il tono per andarsene via, ma questa è l’impressione totale di un certo tipo di musica che è chiusa ed incanalata per forzarsi ad entrare in un supporto fisico o digitale, ma che potrebbe lanciarsi in cavalcate di ore senza mai annoiare. Come da conferma il sede di intervista il disco è stato praticamente registrato live, eccetto le sovraincisioni per i sintetizzatori e questa scioltezza si sente tutta, tanto da far tornare alla mente alcune perifrasi post-rock, con rincorse che girano intorno a fulcri senza mai raggiungerli eppure talmente belle che non possiamo fare a meno di muovere la testa con un sorriso crescente.
Stubborn Edge è una jam session da studio che ci appare luciferina, latina e piccante, ideale per una nuova versione di accompagnamento di Santanico Pandemonium in un night-club di Lambrate, dove orde di meneghini incarogniti si stracceranno le vesti in danze lascive e tremebonde.
Ma le porte che i Liquido di Morte aprono in >< sono molte e più che From Dusk Till Dawn potremmo trovarci in un hotel alla Four Rooms, nel quale Major Disappointment sarebbe ideale per cristallizzare una situazione sfuggita di mano ed ormai rovinata. Gli strumenti sembrano quasi lasciarsi andare rovinando nell’irrecuperabile più buio, senza furia, con un’intensità matura e profonda, tanto che ci si ritrova in un wet shoegazing, fra lacrime e spruzzi di una mareggiata invernale a bassa intensità. Il cavallone che ci fa alzare di nuovo dalla testa parte dalla batteria che schioda letteralmente una chitarra dalla spiaggia fino a farla vibrare sull’acqua, in un crescendo emozionale che travolge tutto e tutti, tasti che ululano e vibrazioni che dal basso smuovono le masse. Il più è fatto, i Liquido di Morte si allontanano sempre di più in un’orizzonte che volge alla sera, schiene che continuano a muoversi ma che si fanno sempre più piccine, incontro ad un orizzonte che volge al buio.
Minor Interludes ci avvisa che il finale deve ancora arrivare e Wrenchmark si prende di diritto la sua buona luce, impasto spaziale nel quale il rock viene deformato prende possesso di una superficie come mercurio che sgorga da un termometro. I piedi non tengono più e marciano sul posto in una danza stata, le braccia alzate al cielo per raccogliere il suono e mutarlo in energia pura, energia che non smetterà mai di esistere e di pestare, alzando il volume ancora di una tacca e danzando come non ci fosse un domani, fino a trascendere.