Andiamo a vedere Lili Refrain dal vivo.
Questo dovrebbe essere il giusto contributo scritto alla carriera di una musicista che ormai, da più di 15 anni (esordio con 9 nel 2009 ma erano un paio d’anni che la nostra smanettava) smuove fili invisibili all’interno del nostro stomaco e del nostro organismo.
Solo questo, ma siamo qui per parlare anche d’altro.
In questo disco live (splendidamente registrato da Fibb Jansen, mixato e masterizzato da Stefano Morabito) corona parte della sua carriera (l’album Mana soprattutto, ma vista l’inclusione di Terra 2.0 direi il suo mondo propriamente detto) in una registrazione presso il prestigioso Hammersmith Apollo di Londra insieme ad Heilung ed Eivør.
Lili Refrain apre il proprio mondo e ci fa entrare in una soglia dove, con voci e scampanellii chiede di abbandonare la propria logica per abbandonarci all’emozione più pura. La sensazione è quella di assistere ad uno spettacolo che, nonostante la mancanza di chiavi di lettura o conoscenze pregresse, affascina, ipnotizza e rapisce.
Difficile fare paralleli e paragoni, soprattutto. Questa è Lili Refrain, Dietro di lei però c’è un’intera schiera di energie diverse a mescolarsi. L’energia degli Xavante di Roots coi Sepultura, la grande bestia portata dai Celtic Frost, l’oscuro magnetismo di Lilith, la ferma determinazione di una musicista che da anni con ogni lavoro scava solchi che superano la musica, creando immaginari, tradizioni e riti.
Pochi, pochissimi musicisti come Lili Refrain riescono a trascinarti giù in quell’humus sonoro dove tutto si mischia, forze della natura, carni e liquidi, anime ed animali.
Con tutto il rispetto per il pubblico ed i colleghi ma sentendo questi brani vien da dire che forse sarebbe stato necessario andare oltre, prolungando e mandando ancor più in orbita l’energia, oltre la mezz’ora abbondante inserita nel disco. È suono che sarebbe bello accompagnasse intere sessioni di movimento, di incontro e di studio fra persone ed il mondo, in danze. Sentire la voce di Lili entusiasta ringraziare il pubblico apre letteralmente il cuore e le percussioni che riportano ai tempi di Ulu, fra urla e chitarre che partono a ranza, provocano il corpo che chiede un incremento di energia, ancora di più per saltare e dimenarsi, per cantare insieme a lei stabilendo connessioni profonde decibel.
Earthlings è futuro che ha svoltato anni fa e che si è fuso con il mondo vegetale e terreno, mandragora fantasmagorica che scatena il legittimo applauso liberatorio del pubblico.
La parte grafica, eccelsa, è dello spagnolo Error! ed il box fisico, pur nel suo costoso vestito, sempre valere ogni oncia del suo peso ed ogni euro del suo costo.
Ascoltiamo questo disco ed appena possibile andiamo a vedere Lili Refrain dal vivo.
Regalate questa meraviglia a chi amate per natale, credetemi.