Ascoltare la prima traccia del nuovo progetto di Davide Amici, Dawn, con gli occhi chiusi, produce diversi effetti. In primo luogo si viene trasportati nella natura, in un humus rigoglioso dal quale stanno prendendo vita forme in crescita, per poi sentire la strumentazione prendere aria e trascinarci con una sorta di viaggio di ricognizione in un’ ambiente tutto sommato accogliente e vivo. La melodia ci accompagna e sembra garantire una convivenza ed un’unione fra ambiente ed intervento umano: non sto parlando di Mort Garson ma di un suono che verte comunque in quella direzione. Lo stagno, la biodiversità, il bulboso substrato che permea la title track, siamo dalle parti di una musica in comunione ambientale. Le ispirazioni sono citate tramite i sogni di John Cage, armonie e melodie che sopravvivono senza la presenza umana, ad apparirci come in un sogno in Collecting Stars in a Pond.
Non se ricordiate le splendide cassette di Yerevan Tapes di qualche anno fa: Davide era la metà (insieme ad Alberto Ricca/Bienoise) dei Merchants, che li si palesarono in una mezcla fra psichedelia, medioriente ed elettronica. Qui invece sceglie, saggiamente direi, di fare meno, limitandosi a far partire il suono e di vederlo andare per la sua strada. Minime variazioni, pochi spunti strumentali (anche se Combthru mette un synth passato in una serie di filtri a pettine al centro della scena, per una via orientale melodica che catalizza la scena) a stravolgere il viaggio e vestiti in maniera oculata, mantenendo ordine e mood. In Stop Praying rimane un substrato orientale ma è inserito in una croccante disgressione che profuma di docile scioglimento, quasi una disgregazione fra le parti in gioco, placche a dividersi ed erosione sparsa. Diatomee si avvicina maggiormente ad una musica sacrale e meditativa, gonfia probabilmente della loro memoria storica e della loro funzione di produttrici di ossigeno (circa un quarto della produzione mondiale è loro appannaggio), per un brano placido e nutriente. Lightbird si eleva con moti non invasivi e la sensazione di un equilibrio mantenuto stabile fra natura ed intervento umano, con un probabile apprezzamento da parte di fauna e flora per l’operato. Suonate questo disco all’aperto e vedrete l’effetto che fa, Lights in the Pond per Biodiversità.