Liberate gli animali! Intervista con Miriam, Mariella Modonese

Non saprei come iniziare questa storia. Anzi, forse sì, il disco inciso da Miriam fu uno di quelli bellissimi che volutamente tralasciai poiché convinto nel chiudere la mia label. A cuor leggero, vederlo pubblicato da un’etichetta stupenda come Dissipatio, poterlo ascoltare, approfondire, discutere è una gioia. Intervistare Mariella. Odonese con la presenza e la partecipazione di suo figlio Fabrizio Modonese Palumbo beh, è una soddisfazione come poche!

Prima domanda…come sta andando la promozione del disco? Attiva? Contenta?

Sì, già attiva, credo stia andando bene, abbiamo avuto qualche piacevole sorpresa, qualche commento che mi è piaciuto molto, passaggi su una radio americana…

FABRIZIO: Californiana…

Californiana, sì.

Funziona quindi, benissimo! Per te questo è il primo disco, è corretto?

Sì, anche se c’era già stato un tentativo precedente che avevamo fatto con Fabrizio, erano cinque cover sostanzialmente, fatte così senza un’intenzione specifica di uscire o non uscire. Ci eravamo attivati in quel periodo di assenza e non assenza che era stato il COVID, ci era venuto questo capriccio! Adesso abbiamo sfruttato il momento, ce lo siamo autoprodotto e magari ai concerti vedremo di venderlo ed usarlo, anche se ha un’anima un po’ diversa dall’album.

Partiamo dall’inizio: il disco esce a nome Miriam ma tu sei Mariella, corretto?

Io sono Mariella Modonese, per gli amici Miriam. Per gli amici si intende anche tutta la bolla di Fabrizio…diciamo che ho avuto diversi nomi in famiglia. il mio nome era Lella che però non uso più da tanto. Miriam nacque in un giorno nel quale chiacchieravo di nomi con Fabrizio. Il mio nome non mi dispiace, deriva da Maria che è il nome di un mito ed anche se non sono assolutamente religiosa non mi dispiace: Miriam ancora di più, mi piace e da quel giorno è rimasto così!

Quindi nome d’arte o nome acquisito? Ti fai chiamare Mariella o Miriam?

Mi chiamano in tanti modi ma ufficialmente sono Mariella: Miriam è per la musica, per gli amici di Fabrizio e per gli amici più recenti, un diminutivo in uso ma oggi mi identifico con Miriam diciamo.

Noi siamo qui oggi per un tuo disco e conoscendo la tua progenie l’elegante nella stanza è proprio Fabrizio. Ma il tuo rapporto con la musica come nasce?

Allora, come nasce non saprei dirti ma di musica ne è passata tanta! Siamo, sono parte di una generazione che è stata giovane negli anni del ‘68, la musica è stata parte della nostra gioventù, della formazione, di un tipo di rivoluzione. Di musica ne abbiamo sentita tanta ma devo dire che anche in famiglia, da parte di mio padre, c’era un interesse verso questa cosa. Mio padre ascoltava volentieri la musica americana quando ce n’era la possibilità, tramite la radio e gli piaceva. Ricordo che il primo disco che ascoltai da piccolissima fu quando si comprò un 45 giri di Paul Anka, Diana! Una scelta un po’ particolare considerando che mio padre era già in età, ma amava la musica America,a brani come Stormy Weather, musiche che aveva sentito dall’esercito americano, quindi la musica c’è sempre stata. Poi è iniziata veramente ad entrare in casa con Fabrizio che iniziato a viverci e quindi la cultura della musica è venuta piano piano.

Quindi, per riassumere, la passione della musica c’è sempre stata e con il momento del COVID ti sei lanciata?

Diciamo che qualche collaborazione con Fabrizio qua e là c’era già stata quando aveva avuto bisogno di una voce in un disco, piuttosto che in alcune performance fatte insieme e cose di vario tipo. C’è stato un momento dove, più per passatempo che per altro, mi ero messa a cantare in un coro rock.

FABRIZIO: Erano terribili!

Eh, il coro rock non promette nulla di buono in effetti!

Era un modo per uscire la sera ed imparare ad usare la voce in maniera più professionale! Non è che sia servita tanto perché come confermava Fabrizio eravamo terribili ma non era quello ad interessarmi. Questo disco è nato così, da una curiosità ed una fantasia che mi era venuta in un certo momento seguendo alcune produzioni di Fabrizio. In un momento di vuoto gli avevo detto “…ma perché non fai un bestiario?” e lui giustamente mi rispose “Ma perché devo farlo io? Fallo tu!
Ed in effetti questa era la mia idea, c’è sempre stato questo gioco familiare un po’ da favola dove gli animali bizzarri sono sempre stati protagonisti. Spesso ci scherzavamo, da lì abbiamo iniziato a buttare idee in quella direzione. Fabrizio mi ha seguito in produzione e poi si è aggiunta anche la parte grafica dei disegni ed è nato un progetto che nella mia mente si rifaceva a quello che era un bestiario medievale dove oltre alla musica c’erano sempre questi animali fra draghi e lumache giganti…

Fantastico!

E la mia idea è evoluta fino ad arrivare qui.

La collegavo ai lavori di Sergio Endrigo con L’Arca ed a Marisa Monti col suo bestiario.

No, no, è nato così, come immagine. Di recente avevo trovato in un mio disco di musica classica questa cosa del bestiario, in una copertina molto materica, molto particolare che mi evocava questo titoli di libri e da lì è iniziato il tutto.

A livello tecnico invece come ti sei mossa? Ho visto che suoni un sacco di roba, come ti sei formata?

Suono un sacco di roba, sì! Non ho avuto nessuna formazione specifica, nel senso che da ragazzina ho suonato la chitarra come tutti ma poi non l’ho più perseguita, smettendo. Ultimamente sono entrata in questo corso di taiko a Torino con un’amica, Chiara Lee, perché mi interessava come disciplina per diversi aspetti: non ci sono spartiti e tracce, ti spinge a lavorare con la memoria, devi imparare tutto come un karma, c’è molto esercizio fisico e mi interessava unire queste cose. Anche se in questa disciplina c’è molto la cultura e la mentalità del Giappone che non mi conquista tanto quanto la manualità di questi tamburi. Il resto è così, improvvisato e spontaneo, non è particolarmente nato da una tecnica studiata.

Come sei arrivata a Dissipatio?

A Dissipatio mi ci ha portato Fabrizio perché aveva già dei contatti precedenti con loro. Nicola Quiriconi ha dato subito dei commenti molto positivi e ci si è deciso a cominciare diciamo.

Il fatto di avere in mano un proprio disco, un proprio prodotto, un’opera d’arte che sensazione ti da?

Bello, bello bello! Mi piace perché è anche un oggetto fisico ed una volta realizzato tenerlo in mano dà anche delle belle soddisfazioni! Anche perché, come vedi, la mia non è un’età verde e riuscire a produrre qualcosa del genere alla mia età non è così scontato!

Vero, così com’è vero che l’età è relativa, sono l’occasione e la voglia a portarti a questi risultati?

Sì ma forse l’occasione no, perché se non la cerchi da sola non ti viene, è nato man mano un entusiasmo che si è realizzato e son contenta! Son contenta perché abbiamo due concerti ed è gratificante, perché è una cosa che dieci anni fa magari non avrei immaginato mi sarebbe successa. Mi stanno succedendo cose molto ispirate nella vita!

Beh, sono sicuramente delle belle sfide! Dal vivo come ti muoverai? Come ti organizzerai con tutta la strumentazione?

Al momento stiamo vedendo con Fabrizio, stiamo facendo le prove sui vari brani cercando di capire come organizzarci perché non è possibile girare con un tamburo taiko, è grande e non lo sposti. Faremo delle altre cose in modo da rendere il tutto più funzionale. Sul fattore esibizioni non credo avrò problemi, sul palco soci sono stata diverse volte pur non essendo un’artista professionale e non è una cosa che mi preoccupa. Mi è sempre venuto abbastanza facile e naturale.

A livello di pubblico ed audience invece? Fabrizio suona da una vita e del suo pubblico è cresciuto con lui. Credi che chi ti conosca fuori dalla musica possa lanciarsi per vederti sotto una luce diversa oppure credi che l’incrocio non sia possibile?

Io ho una vita pubblica che è completamente diversa, sto ancora lavorando con delle consulenze ma è una cosa che non ha nulla a che vedere quindi può darsi che qualcuno possa incuriosirmi e venga a vedermi. Non lo escludo, sicuramente il gruppo di taiko sarà stimolato da questo, staremo a vedere! Anche questa è una novità e vedremo dove ci porterà…

Le registrazioni invece sono state fatte con Paul Beauchamp, tuo genero. Il fatto di lavorare in famiglia che tipo di ambiente ha portato? È stato facile?

No, per noi non è un problema lavorare in famiglia…

FABRIZIO: vabbè…

(Risate familiari, ndr.)

FABRIZIO: io e Paul ci trattiamo malissimo lavorando insieme!

In studio le dinamiche possono cambiare rispetto a casa immagino…

FABRIZIO: sì, bisogna essere un po’ schizofrenici per sopravvivere…siamo il corrispettivo più sperimentale delle vecchie famiglie country!

Sì! Come temperamenti c’è un abisso con Paul che è fortemente nerd, mentre io caratterialmente sono forse punk, però mi ci sono sempre trovata bene, non ci sono stati scontri.

Mi ha colpito tantissimo ascoltando il disco Sex in the Sargassi, che è un mondo a sé.

Sì, è una cosa strana che come tutte le cose strane ci ha incuriosito, nata quando abbiamo scoperto che tutte le anguille del mondo si riproducono nei Sargassi…

Esatto! Anche Angela Seo ne ha fatto un disco recentemente (Eel, su Room40, uscito a luglio del 2023, ndr.)

…e questo mi ha dato una roba strana, pensare che vadano da Comacchio ai Sargassi per riprodursi è qualcosa di veramente fuori! L’abbia o vista come una sinfonia bizzarra…

FABRIZIO: Questa cosa di Angela è stata una coincidenza bellissima, ci siamo confrontati con lei, ci abbiamo lavorato nel medesimo tempo senza sapere gli uni dell’operato degli altri!

In effetti con questa storia tutto il resto del disco sembra essere molto meno bizzarro!

Diciamo che ad esempio il brano dedicato al pangolino è bizzarro perché anche questo nasce da una cosa bizzarra. Avevamo l’abitudine di chiedere ad Alexa quale fosse l’animale del giorno ed Alexa ci rispondeva. Per quasi sei mesi tutti i giorni ci ha risposto “Oggi è il giorno del pangolino.” tutti i santi giorni! Questa cosa ci è rimasta ispirandoci…

Tu hai animali?

No, ho avuto una gatta in adozione per un po’ di tempo ma poi è sparita, non voglio più averne, non voglio affezionarmi.

Ascoltando il disco pensavo ai bestiari ed il risultato era quello di vedere mondi fantastici, prendendosi il tempo per vedere gli animali in maniera diversa.

Certo, nella personalità più che altro, più che nell’aspetto, perché un formichiere già e bizzarro, un pangolino già è bizzarro. Non sono allineati ma per noi hanno un’identità particolare e speciale.

E se dovessi scegliere fra uno degli animali trattati?

No, non c’è scelta…sono stati scelti questi, ne abbiamo molti altri come le nutrie che sono i nostri animali del cuore ma Fabrizio ha già fatto diversi pezzi e progetti a loro dedicati, per noi andare a dar loro la merenda è il momento magico della giornata!
Le amiamo, sono dolcissime.

A livello odierno cosa leggi, cosa ascolti, cosa guardi, cosa ti ispira nel mondo?

Allora, difficile in questo momento esprimersi perché viviamo una difficoltà quotidiana, pesante per la povertà nel mondo della cultura, soprattutto in Italia dove veramente c’è poco, poca iniziativa, poco aiuto, poca diffusione, la cultura di massa e poco altro. Chiaramente vivo molto anche attraverso Fabrizio, sento, partecipo e seguo quanto mi consiglia, si parte e si va ai concerti, sento del passato e delle cose nuove.

Ho visto il disco fisico solo ora in videochiamata ma a livello di live c’è un’idea di riportare anche questa parte sul palco?

C’è un video che non è fatto con questi animali ma con altri che sono stati disegnati appositamente, il video è prodotto da Omar Bovenzi e e che riporta un po’ lo spirito del bestiario. A parte che sono tutti animali un po’ particolari, tutti con dei tutù rosa che evocano un carillon, per una parte un po’ di favola ed un po’ giocosa.


MIRIAN – Arrivano le giraffe videoclip

Beh, spero di avere occasione di vedervi allora!

FABRIZIO: Portaci in Svizzera! Credo sia interessante il live, segue un po’ la stessa logica del collage dei suoni…lavoriamo con le basi perché dal vivo ci saremo noi due e dove possibile Il Bue che aggiungerà dei suoni qua e là. Avremo delle basi quindi che daranno una griglia ma il resto sarà collage sonoro, quindi la struttura sarà libera e vivrà dell’istante del momento.

Il fatto di essere accomunati, madre e figlio a livello artistico? Per mia conoscenza i figli d’arte, eccetto casi rarissime sono sempre una pippa…

E le madri d’arte?

Eh, mi sfuggono precedenti!

FABRIZIO: La nonna di Cher! Ha fatto uscire il primo album a novanta e rotti anni, morendo subito dopo! Speriamo non capiti la stessa cosa!!!

Speriamo di no!

FABRIZIO: Non ho però ascoltato il disco, era una roba country se non erro…

Esulando dai padri d’arte e vedendo solo l’anagrafe Marshall Allen ha fatto uscire il primo disco a suo nome a 100 anni proprio quest’anno…

FABRIZIO: E che disco! Straordinario.

Ed anche Marisa Monti, già moglie di Carlo Alberto Rossi, che ha fatto un disco a 90 anni che è uno dei più emozionanti ascoltati negli anni…

FABRIZIO: Certo, ci sono queste cose, poi il fattore dell’età. In questo io proteggo molto madre perché voglio veramente evitare che ci scatenino meccanismi di ageismo, alla fine capita anche a Kim Gordon era tutto un “Guarda quanto è figa a far uscire un disco a 70 anni”, vabbè è Kim Gordon, Che conta l’età? Da una parte è interessante perché facendo un disco a 19 anni hai un’energia e facendolo a 70 hai un vissuto completamente diverso, da quel punto di vista è interessante.

Però deve essere interessante il disco in sé. Se io ascolto un disco senza conoscere l’autrice è la sua età questo può essere brutto sia a 19 che a 70 anni, se è bello poi esploro, ma di base c’è la qualità, se fosse solo un vezzo senza sostanza di qualsiasi fascia anagrafica non si andrebbe lontani.

Poi è chiaro che a lavorare con Fabrizio c’è una sintonia di un certo tipo perchè ci conosciamo.

Chiaro, però c’è anche una differenza…

Sì ma l’atmosfera sulla quale ci siamo mossi è comune e quotidiana, magari su un altro progetto sarà diverso.

Presumo sia comunque un disco che sarebbe potuto uscire soltanto da te, non credo Fabrizio avrebbe avuto occasione di lavorarci…

È molto facile anche darsi una mano, capire cosa si vuole e come riuscire a realizzarlo…

FABRIZIO: Mi hai anche pagato! Tra l’altro ti invierò anche l’EP che abbiamo preparato da vendere ai concerti, con un brano inedito e delle cover.

Cover di chi?

Allora, anche queste sono un po’ particolari…c’è Françoise Hardy, ci sono i Krisma, Wayne County, Orietta Berti ed un brano originale. Si chiama Alone, perché è riferito al periodo dove ho perso mio marito ed ho iniziato a vivere da sola dopo un rapporto durato 50 anni, dove ho iniziato a fare le cose da sola e questi brani hanno un fondo di un certo tipo. Anche scegliere Io, tu e le rose di Orietta Berti, famoso brano pesante perché colpevole di aver causato il suicidio di Luigi Tenco anche se poi in realtà non era così però…

Certo si porta dietro una nomea di un certo tipo!

Il brano autoprodotto è un brano pesantuccio perché è dedicato a Via Giulio 22 a Torino, la sede del manicomio femminile, quindi il manicomio dove sono state internate, esiliate e poi morte donne vittime del patriarcato. È qui dietro di noi, oggi è sede dell’anagrafe.
Ormai non faccio questo di mestiere, sarebbe bello ma credo sia difficile, così le idee mi vengono un po’ così. Le idee di questo disco sono venute così, una voce in ascensore, carino, la registro. Poi volevo scrivere una roba in esperanto ma non ho trovato aiuti purtroppo, ho scritto anche al Centro Esperanto di Torino senza che mi rispondessero. Quella era un’idea di scrivere qualcosa sui confini ma sono idee che poi rimangono nel cassetto.

L’esperanto è un bellissimo trip! Lèggevo poco fa un libro di Philippe Dröge sul Meresnet, questa regione che post-prima guerra mondiale ad un certo punto provò ad impiantare l’esperanto come lingua nazionale, sono cose affascinanti e bizzarre.

Certo, affascinano e restano lì in attesa di un’occasione, magari si rispolvereranno!

Giusto avere questi riferimenti e giusto provarci, anche perché a colpire all’ascolto del disco è la freschezza, lo si ascolta con piacere e spinge all’approfondimento, quindi il risultato è positivo!

Grazie!
Non c’è nulla di programmato, è tutto spontaneo e naturale, quello che mi dicono gli altri è che percepiscono uno spirito punk. Forse è vero anche se non sono stata una militante punk, ma tanto sono organizzata nella vita professionale quanto poi magari nel resto è un po’ più così…

Si percepisce una bella libertà!

Guadagnata con gli anni, è una cosa che di questi tempi mi fa male e mi fa piangere ed a volte anche quando partecipo in qualche manifestazioni sui diritti, purtroppo noi siamo cresciute in un epoca dove di diritti ne abbiamo sdoganati tanti ed a distanza di 50 o 60 doverli rivendicare perché non sono riconosciuti o si cerca di non riconoscerli fa veramente male e quindi il desiderio di libertà c’è sempre ma credo che viviamo momenti bui.

Mi rendo conto, ho una figlia di 9 anni che comincia a farmi delle domande e non è semplice farle capire che bisogna comunque lottare per i propri diritti.

Eravamo convinte di aver conquistato determinate cose ma nonostante tutto non bisogna mollare. Vedo comunque una bella gioventù che sta crescendo bene, giovani, giovanissimi ed adolescenti che sono effettivamente lontani da tutta una serie di pregiudizi e vincoli, la speranza è che il futuro sia buono con loro anche se al momento vedo una regressione spiacevole.

Speriamo, di certo uno dei dischi che farò ascoltare a mia figlia sarà il tuo!

Eh, gli animaletti potrebbero avere fascino!

Anche se ormai è in fase rap/trap, ma comunque è aperta, poi si ricorda di Fabrizio come l’uomo in rosa, quindi il collegamento sarà immediato!

FABRIZIO: Ancora si ricorda? Wow, grande!

Grazie mille Vasco, grazie di tutto…

Grazie a voi, ad entrambi!