Per le Lambrini Girls ricordo di aver speso ottime parole nel nono appuntamento sui nostri corti e le risentiamo, in una rampa di lancio mediatica che non pensavo onestamente gli appartenesse, per Who Let The Dogs Out. Uniscono inconfondibili pronunce cockney, rabbia ed un impeto che non dimentica orecchiabilità e sentirò bubblegum da utilizzare per sputare lo sdegno sui loro bersagli, le divise in Bad Apple, il maschilismo societario in Company Culture, l’ omofobia e e la non accettazione di latenze in No Homo, i cazzoni di Big Dick Energy è così via.
Ma non pensate ad un disco politicamente didascalico, Phoebe Lunny e Lilly Maceira picchiano ed urlano in maniera plastica e cazzuta, con una figa che conquisterebbe volentieri anche un Begbie sbronzo. Sta a voi come goderle, se saltare, ascoltarle attentamente, indignarsi o assumere una paternalistica espressione da già sentito.
Who Let the Dogs Out è un disco che ben si sposa all’incazzarsi
nel traffico, al ballare con mia figlia ed al leggermi i testi mettendomi nei panni di due giovani argomentatrici in gradi di spaccare le chiappette con brio e stile a quanti ne criticheranno successi ed hype. Sanno essere anche drammatiche, thrilling e chirurgiche in un dischetto dinamico e sporco il giusto, con giusto la mancanza di quel tiro proto-stoner dell’ep a favore di un grasso garage punk. Gli undici brani corrono e noi dietro, in affanno di fiato ed orecchio ma di una cosa siam certi.
Ben fatto, si fotta il cane, ancora un giro e soprattutto “Va bene, gli hanno tirato un disco in faccia e nessuno esce ti qui finché non salta fuori il colpevole! E voi Lambrini Girls chi cazzo siete? Fatene ancora un paio porca madonna!”.
Lambrini Girls – Who Let’s The Dog Out (City Slang, 2025)
