Bentornati…
Un anno dopo il suo Vita e Morte in Toscana Joshua Pettinicchio torna con un post-scritto malevolo, Plateau (Il grimorio del levriero bianco), declinato in cinque tracce. Anomalia è malia maligna e circolare, a rituffarsi in un passato torbido e nero, Caro Diario un morbido flashback. Appare chiaro come Pettinicchio sia intento ad esorcizzare, tramite l’evocazione, i fantasmi del passato, legandosi in questo caso a certi suoni fantasma inglese, seppur con qualche concessione a crescite rumoristiche come in Città senza fine (38,497985 80,859584), coordinate che, da pavidi reporter musicali, non andremo ad esplorare senza la dovuta cautela. In Verrò io da te ululano nastri melodici con pianoforti da una serata di gala. Un inspiegabile avvenimento nella piana di Firenze. E un forte odore di rose. Questo concede Joshua Pettinicchio nei crediti e questo basta a trasportarci ancora una volta in un cinema di grandi artisti che hanno fatto dell’Italia un luogo potenzialmente tetro e visionario. Registi come Fulci e come Avati, capaci di scavare nella tradizione e nell’ inconscio facendone uscire il terrore, proprio come un musicista toscano sta facendo in questi anni.
In questo caso andiamo oltre, che a Plateau è allegato un pamphlet di 30 pagine che promette di aprirci nuovi mondi. Ancora non l’ho visto ne aperto, che temo cataclismi e maledizioni.
Poi a vostra scelta, ricordatevi che “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate “lo scrisse un altro toscano e fu viaggio intenso…
Jabbaboy torna per condividere con noi Pleas God, hear the prayers of my tears, un gospel, una preghiera con il sax registrata senza autorizzazione in una chiesa vicino casa. 22:29 minuti nei quali si sente l’uomo, lo strumento e lo spazio in una conversazione privata, mai lamentosa ne ruffiana, bensì onesta, talvolta cacofonica, spesso confusa e disordinata come potrebbe essere qualsiasi processo di comunicazione con un Dio. Stefano Di Trapani non si risparmia, tanto che a tratti il suono del sax sembra richiamare il crepitio dei capillari esplosi riempiendo le gote di fiato. In tutto questo a vincere è ancora una volta l’aria emessa oltre a tutto il contorno le bave di rumore, l’ambiente e la capacità di esprimersi in maniera assolutamente sincera ottenendo silenzio e raccoglimento nonostante non sia stato richiesto nulla. soffi come grani di rosari senza nessuno all’ascolto, mentre l’oscurità si fa sempre più alta, chi salverà Jabbaboy?
Il ritorno di Bon Iver è lasciato a tre brani più un’intro di 12 secondi, impacchettati in SABLE,, dove la voce dal Wisconsin arriva forte e chiara, pettinata il giusto su un elegante tappeto che sebbene trascini ancora qualche spiga di country è ormai pop cantautore laccato. In S P E Y S I D E esce il cantore voce e chitarra, voce cristallina, praticamente perfetta. Difficile battere certa roba quando è presentata in questo modo e, pur non avendo mai seguito in maniera approfondita il progetto capisco il perché dell’entusiasmo che finora mai aveva lasciato abbastanza distante dal nocciolo. Grande musica, fatta con poco o nulla, che si tinge si soul ed r’n’b in maniera toccante nella conclusiva Award Season.
Dazzled Prince è l’epidemia d’esordio dei Puka Shell’s Bling, quintetto pugliese che riesce in quattro elegantissime tracce a lasciar segno di sé tra fraseggi r’n’b e soul. Lauryyn, la cantante, ha dalla sua una voce toccante che riesce a modulare ben sorretta da strumentazioni luccicanti, spendibile sia in pista che in salotto. Grooves rotondi e classici con passaggi spezzati come la fresca Motif ci fanno ben sperare per lavori più lunghi che possano mostrarci un maggior viaggio del progetto. Il brano finale è pura crema e potrebbe essere la botta decisiva per spedirci sotto le coperte, tra rintocchi folk ed impasti vocali che lasciano il segno.
Con un 7″ in vendita soltanto ai loro concerti si rifanno vivi I Fiumi, progetto che vede attualmente inseriti Sarah Stride, Xabier Iriondo, Andrea Viti e Diego Galeri.
Perdoniamo Caino / Sulla peste coriandoli sono due brani decisi ed incisivi, con la voce di Sarah che si barcamena in anfratti aciduli nella prima (che vince ai punti), mentre il Lato B (che non potrete ascoltare online) gioca su una maggior aria strumentale panoramica. Vediamo che succederà col prossimo disco.
Linee vocali che si accavallano dolcemente su una musica che parrebbe indecisa se tirar fuori gli artigli o rimanere rintanata shoegaze ma che quando esplode porta con sé il dolce ricordo degli anni passati. i Figure Eight sono in giro da un paio d’anni, probabilmente partiti dopo una folgorazione elliotsmithsiana ma da subito trasferitisi verso lidi pop-noiose molto, molto intriganti. Quasi a rinchiuderci in una sorta di bolla con questi 4 brani che, lanciati da Oakland, ci arriveranno direttamente in testa. Ormai sapete come funziona, no? Bavero amato, cuffia o berretto in testa a sfidare il maltempo, le belle canzoni dei Figure Eight da masticare in bocca e che autunno sia.
Quintetto dalla Svizzera francese gli Olympic Antigua sono vecchie facce della scena elvetica che da tre-quattro anni ogni tanto spuntano, riportandoci magicamente in quei luoghi dove rock e soul si fondono al calore di musica e pubblico. Detroit, Atlanta, di certo non la fredda Elvezia, eppure…coadiuvati da un manico di bassista come Marcello Giuliani in 6 brani ci faccio venir voglia di tornare nei teatri degli anni ’60. magari a far da backing bands a Wilson Pickett od a Sam Cooke, calcando sul ritmo quando serve. Super classici ma con stile e personalità, voi fate girare questi 21 minuti e vi assicuro balli e conquiste assicurati, fidatevi di noi…
Chiudiamo questa tornata di EP con il lavoro di Charet Cutestory, non de plume scippato alla serie culto Arrested Development e che nascone, parrebbe, un giovane cantautore tormentato che con le sette tracce di What Did I Miss ci mostra delle ottime capacità nel mischiare suoni sintetici, angst quasi slowcore all’interno di una cameretta pop. Voce, chitarra tecnologia e cuore, che quando si amplia diventa pura luce, perdendo i contorni come in Twenty Two. La foto nella pagina Bandcamp del ragazzo è datata 10 giugno 2016 e nonostante il viso sia nascosto non credo possa aver visto il 1900. Stimiamo quindi un ventenne che dimostra di avere le carte in regola per farsi ascoltare, voi tenetelo d’occhio intanto!