Katharina Klement – Jalousie (Chmafu Nocords, 2012)

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Katharina Klement è una compositrice austriaca che nella sua lunga e corposa carriera si è dedicata sia all’improvvisazione che alla scrittura, spaziando principalmente tra la musica contemporanea e l’elettronica; in questo Jalousie sono raccolti sei lavori composti tra il 2009 e il 2012, con piccoli ensemble o in solo: con le idee e i temi trattati qui, altri musicisti avrebbero portato avanti non un disco, ma una intera carriera. Ogni brano è suonato e registrato con un livello qualitativo eccelso e le composizioni vivono di vita propria senza che se ne conosca il procedimento o la natura che le ha generate, ma alla luce di quanto puntalmente scritto sul libretto tutto acquisisce una nuova luce e ammanta ulteriormente di fascino questo disco eccellente. I sessanta diversi suoni di piano mescolati tra di loro nell’immaginifico drone di Solo 2 sono un ottimo inizio, tra Thomas Koner e Ligeti; questo è l’unico pezzo solamente elettronico del disco che per il resto vive tutto della commistione tra il digitale e gli strumenti: piano (lo strumento di Katharina), clarinetti, violoncelli e sassofoni. Il tema del ritratto fa sì che in Portrait ogni strumento giochi ad interpretare l’altro in un rimando portentoso; il rumore come parte stessa del processo musicale durante la ritrasmissione del suono è il tema di Noise: S Onie, dove il violoncello descrive a meraviglia il concetto. La nicchia vuota presente in ogni tempio islamico ricorda la presenza del profeta: su questo vuoto che rammenta un pieno si basa Mihrab, con clarinetti ed elettroniche a descrivere attraverso la dualità monofonico/polifonico (richiamando così anche la dualità oriente/occidente) e questo ossimoro ha come risultato un brano molto “mistico”. HOPE è composto da frasi di piano replicate da due trasduttori che usano la cassa dello stesso strumento, in un gioco di echi affascinante. Registrare a diverse ore del giorno e della notte il suono della strada attraverso le persiane chiuse (Jalousie in austriaco, molto simile al genovese Giöxîa) e poi trasformarlo, anzi ricomporlo in una partitura per un quartetto di sassofoni ha del meraviglioso: il suono della pioggia e delle auto fatto musica è bellissimo.
Più descrivo più mi accorgo che Jalousie è più musica che parole, e quindi il consiglio vivissimo è quello di ascoltare questo disco, vedrete che non vi deluderà.


http://www.youtube.com/watch?v=bAjpsVQLQYk