Non stupisce affatto che questo disco, scoperto casualmente grazie al sempre attento Fabrizio Tavernelli, sia pubblicato dall’ormai senza limiti Glitterbeat.
Julian Mayorga prende la propria musica tradizionale (de Columbia, anche se pare residente in Spagna) e la ribalta come se stesse suonando dall’interno di una vescica. Come le preparazioni culinarie che prevedono questo passaggio infatti, la sua musica risulta misteriosa, sorprendente e saporita. La cumbia e la tradizione colombiana, lo sappiamo, si presta ad essere utilizzata in più modi ed il successo di una macchina come i Meridian Brothers ne è la dimostrazione, ma in Chak Chak Chak l’impressione è quella di un eroe solitario ormai partito per la sua tangente, che tende a distorcere ed a stringere i legami fra una nota e l’altra, fra un accordo ed il seguente scardinandone la visione, che esplode in un crash di stridori, onde sonore e colori bizzarri. Viene in mente la follia del drop out, ma anche la furbizia di chi riesce a scardinare un certo mondo, sporcando il giusto la propria espressività e dando vita ad una bruciante avventura.
Di Julian Mayorga non sappiamo molto, se non che è impegnato anche nei Flash Amazonas insieme Ryota Miyake e che è in grado di intrecciare momenti calibrati e di estrema liricità come la sibilante La venganza de las wawas panches, lasciando sempre lo spazio per delle tropicali misture ad altissimo tasso di umidità. Vengono in mente i Similou di Vincenzo Marando inaciditi da bottiglie di aguardiente, con uno tiro da predicatori in orbita Movie Star Junkies. La musica è a tratti violenta e disperata come in El Vorrh, in altre occasioni più lieve ed aerea, fermo restando che da un istante e l’altro può scapparci la berciata che spacca l’equilibrio e ti guardare dritto l’abisso. La festa ha sempre il sapore del disastro, dell’imminente delirio e sciagura, ed i passi di danza sembrano fomentati dagli spari verso il suolo. El dià que el Tolima se hundio hasta el fondo del mar è una caracollante tirata che potrebbe essere urlata su un carrello in caduta libera da una rocca decrepita. I fiati esaltano festa e gaudio, per far fronte alle avversità tra le quali facciamo slalom. Semolina corre come una Speedy Gonzales all’impazzata, ma ê l’intero disco a non lasciarci un secondo di tregua, arrivando alla fine dei suoi 36 minuti senza avere il tempo di rifletterci. Una volta fermatici, poi, ci troviamo a fissare il gallo in copertina ed a pensare che essere rapiti e scossi in questo modo è sempre un piacere, da qualsiasi parte arrivi questo suono. Abbiamo annotato un altro progetto da approfondire, bruciato diverse calorie e ci siamo anche rimessi in forma. Non si può proprio chiedere di più a Julian Mayorga, che porta una decina di gradi in più in queste fredde giornate!
Julian Mayorga – Chak Chak Chak (Glitterbeat, 2024)
