Indie punk dal canavese?…Si può. Dopo Anatrofobia, 3eem ed Ex-p arrivano anche gli Isobel anche se a differenza dei conterranei sono molto più alla portata di tutti…più “easy listening” come diciamo noi “non più giovani d’oggi”. Ora, proprio di pop non si può parlare, ma da dopo lo sdoganamento dei Sonic Youth dei Dinosaur Jr e dal consequenziale successo di Blonde Redhead ed Unwound tutto sommato ormai si può quasi parlare di suono “mainstream”. Di tutti i gruppi citati gli ultimi due (Unwound in primis) forse sono fra quelli che aiutano ad inquadrare meglio il suono dei piemontesi. Indie punk con tutto al posto giusto, suono, produzione ed anche grafica, forse l’unica mancanza è quella di un mastering che gonfi tutto come il silicone delle tette finte di Pamela Anderson. Mi è già capitato di vederli due volte dal vivo e differentemente da molti gruppi italiani del genere, invece che afflosciarsi tirano come un bel “Landini Testa Calda” come quello che mio nonno usava per arare i campi. Melodie depresse, piglio post-emo e decadenza newyorkese che hanno fatto la fortuna anche di Thurston, Lee e degli Interpol dopo che hanno capito che nella grande mela buttava bene fare i depressi e puntare sul look. Dopo un ep ed un mcd credo che gli Isobel siano pronti per un lp anche se il rischio sulla lunga distanza e senza gli accorgimenti necessari potrebbe essere quello di stufare. Credo che insieme ai Redwarm’s Farm gli Isobel siano fra i gruppi italiani più informa a suonare rock di questo tipo. Gran bel disco comunque sempre “better live than dead” in tutti i sensi.