IPWT – Meditation Helps (In Pop We Trust, 2024)

IPWT

Si può credere in un dio oppure nel crust, ma perché no, anche nel pop, ovviamente inteso con un pizzico di arguta provocazione come un linguaggio malleabile. Chi ha deciso di votarsi alla causa è sicuramente il musicista e produttore sardo di base a Firenze Antonio Bacchiddu, già collaboratore dei Pankow. In piena pandemia, con l’obiettivo di esortare la parte più riflessiva e resistente dell’essere umano durante una catastrofe tanto distruttiva, scrive il materiale per Meditation Helps. Così, mette su il progetto utilizzando il programmatico acronimo IPWT e facendosi coadiuvare nella scrittura di alcuni brani dal Pankow Maurizio Fasolo, che produce interamente l’album, e da alcuni collaboratori (Elisabetta Maulo, Oretta Giunti e Federica Fabbri). L’obiettivo è chiaro: lavorare sul tessuto melodico del pop in modo non affettato, quanto invece con spirito di ricerca linguistica e approccio autoriale.
Al di là di un eccepibile lavoro sul suono e sull’arrangiamento, si tratta di un album non definitivo ma che fa il suo sporco mestiere, ovvero quello di esplorare con serietà ponendo alcuni punti fermi all’interno di un discorso più ampio. Se infatti si parte da un mix di wave anni ’80 e modernismo electro alla Trentemøller e Mount Kimbie, è comunque encomiabile la mano che marca la materia con una certa personalità. Quella capace di mettere sul tappeto brani come la title track e Betta Machine, strutture solide in cui la cura armonica viene arricchita con un tocco di surrealismo che ne esalta perfettamente la vocazione visionaria. Ancora più consistenti Hypnotized, un viaggio tra dinamiche synth pop che incrociano il funky del Bowie di Let’s Dance, o ancora Pink che suona come una possibile versione pop proprio dei Pankow. Ma se volessimo trovare le pietre angolari del discorso, allora bisognerebbe sicuramente guardare alla grana di Moon, che aggrava sincronismi malinconici con una capacità melodica sontuosa, e a The Eagle The Maple And The Drum, un mantra post punk carico di marzialità e un pizzico di epica 4AD.
Un progetto che ha il temerario sapore dell’avventura, ma che per la qualità degli ingredienti si spera possa diventare qualcosa di più ampio respiro.