Conosco Fabrizio Testa ormai da più di dieci anni, anche se i nostri contatti e frequentazioni sono sempre molto sparuti. Ho sempre amato la sua libertà d’azione come artista e come produttore, trovando in lui un gesto di estrema libertà rispetto alla sua opera ed a quella degli altri. Ora però siamo qui a parlare di Adriatico, nuovo album del progetto Il Lungo Addio appena uscito per la sua Tropico Records, che promette di essere l’album che mancava a questa estate. Smontando alle 17:00 cosa di meglio di una chiacchiera alla guida per presentarci il nuovo lavoro?
Ciao Fabrizio, come stai? Tutto bene?
Tutto bene, tu? La bimba? Sarà ormai grande…
Eh, la bimba cresce, ha iniziato oggi la terza elementare, ormai è passato del tempo…ormai è così! Spero che tecnicamente stia riuscendo a registrare la chiamata. Allora, Il Lungo Addio, a che disco siete arrivati finora?
Beh, ufficiale questo è…abbiamo fatto Pinarella Blues, Fuori Stagione, Tutti nuotammo a stento, Estate Violenta, Tropico Romagnolo, questo è il sesto ufficiale, Adriatico.
Da quanto tempo siete attivi con questo progetto ormai?
Il Lungo Addio è iniziato nel 2010 come progetto, sì, sì.
Quasi 15 anni, ok! E, giustamente, il disco esce ancora in tempo per l’estate, per chiuderla in bellezza.
Sì, diciamo che questa volta chiudiamo la stagione sì!
La chiude in maniera sempre più scheletrica e pesante mi sembra. Ad ascoltarlo mi è sembrato si trasportassero i Death in June in spiaggia fondamentalmente.
Eh eh, sì, sì…
Ed ha un suo senso, che la spiaggia è fautrice sia di umori pop che di delusioni, dolori e sofferenze, non essendo tutto oro ciò che luccica!
Esatto! Diciamo che i testi sono cambiati profondamente negli ultimi anni, sono partiti all’epoca come dei racconti e piano piano si sono trasformati in fotografie, già con Tropico Romagnolo, ed adesso il tutto è ancora più scheletrico, i testi stanno quasi per scomparire perché, a parte due pezzi, nel disco nuovo gli altri cinque sono molto minimali, in uno addirittura c’è solo una frase. è una scelta voluta perché ho voluto, andando avanti col progetto, uscire dal personaggio del cantautore che canta gli amori e l’inverno, più che altro perché ormai è una band a tutti gli effetti perché anche se io ne sono l’autore ormai dal 2017 la formazione è a quattro e sono quasi dieci anni. Luca Ciffo è parte come me degli arrangiamenti, parte integrante come gli altri due anche se sono sempre io a portare lo scheletro delle canzoni, ed è stata una scelta per uscire dall’indie, dal cantautorato, mondi nei quali eravamo stati inseriti senza che me ne sentissi parte, perché non ho mai ascoltato quella musica. La cosa che mi aveva portato in quel gruppo è stato l’italiano, che ti connota subito come cantautore.
È anche vero però che conoscendoti da un po’ e seguendo i percorso che hai fatto è difficile trovare qualcuno col quale accompagnarti, sia a livello cantautore ma anche musicale, progettuale e produttivo. Già con Tarzan Records (fondata con Andrea Dolcino e produttrice di Dany Greggio, ?Alos, Jack Cannon, Gianni Mimmo e Giovanni Succi) l’idea che passa di te era quello dell’outsider. Presumo anche che chi ti seguiva ti sia sia affezionato. Credo che in un tuo concerto classico ci fosse una platea di intimi e conosciuti oppure avevi del pubblico casuale dal vivo ed ai banchetti?
No, no, nessuno dei due, è una cosa terza, nel senso che…suonando poco, facendo mai tour ma pochissime date a sorpresa a ridosso degli album ho da una parte una piccola percentuale di pubblico, che mi segue in base a dove vado e poi c’è molta gente che magari ha sentito il disco per la prima volta e si incuriosisce, ma non c’è un seguito vero e proprio perché…un po’ per la tipologia di progetto che è schizofrenica ed un po’ perché non rassicuro mai. Il pubblico vuole essere rassicurato ed io non lo faccio, quindi non ci sono canzoni da cantare insieme! Ho notato che viviamo l’epoca (od abbiamo vissuto, che adesso la trap sta distruggendo tutto per fare altro) degli inni generazionali, quando si parlava degli exploit degli anni ’80 erano inni generazionali ed io non ho mai parlato di persone e di gruppi ma ho sempre parlato di persone sole, di persone che avevano un’età avanzata rispetto alla gioventù, non c’era mai un riferimento al passato ed i luoghi erano sempre al presente, quindi era tutto molto diverso rispetto alla proposta che poteva essere classica.
Però è anche vero che non hai un’aura da outsider o da cantore maledetto! Fondamentalmente tu sei nel pieno dei tuoi anni, piacente, suoni bene, canti bene…potresti avere quella sorta di piccolo seguito adorante ed invece mi sembra (questo forse è dato anche dai tempi della discografica e della fruizione) che tu sia proprio un segreto nascosto.
Sì, lo penso anch’io e forse i motivi principali sono due, al di là delle canzoni che non rientrano proprio dentro lo stile del cantautore di oggi ed un po’ passano anche da altre parti. Ma al di là di quello, l’uso dei social (non ne ho più, Facebook è solo una pagina informativa e non ho Instagram) ti tagli comunque fuori ed io non riesco a star dietro a queste cose. Non è nemmeno snobismo, è che proprio non ce le ho e questa cosa è fondamentale oggi e poi io non sono uno che frequenta i posti. cioè io vado in un posto se c’ê un concerto che mi interessa invece mi ricordo ed ho notato che le persone frequentando sempre gli stessi posti si fanno vedere, c’è una sorta di public relations alla quale io non ho mai dato seguito ed è per questo che probabilmente io sono un po’ sconosciuto ecco…sono apprezzato molto dalla stampa e dagli addetti ai lavori! Xabier Iriondo degli Afterhours è un mio fan, Bruno Dorella, però non tanto dal pubblico, che mi conosce poco, rimane un po’ più in là e segue altre cose.
Ma pensi ci sia un pubblico? Ragiono da ascoltatore vorace e giornalista ma toccando con mano i dischi che ascolto io o gli stessi dischi che produco, quello che viene a mancare fondamentalmente è proprio il pubblico che non fa parte di addetti ai lavori e musicisti. Fred che anche il fruire di certi media ed opere d’arte come ascoltare il tuo disco, vedere un film o leggere un determinato libro non è cosa da fare con leggerezza e questo esclude il pubblico generalista in qualche modo
Sì, sicuramente questo è anche uno dei motivi, ci sono una serie di motivazioni generali per questo taglio di progetti. Il trend e l’appeal che si spostano in altre direzioni, un po’ i social, un po’ l’età, nel senso che comunque da quarantenne posso avere un seguito di pari, i ventenni ascoltano altro ed hanno le loro fasi. Poi c’è una cosa che no ho mai avuto: questa cosa della sicurezza, cioè, io vado a sentire anche un gruppo ormai vecchio che danno una sorta di sicurezza agli ascoltatori. Uno come me che una volta fa un disco e la volta dopo fa un disco completamente diverso, con musiche diverse, cambi di atmosfere…non porgo mai la guancia, ecco!
Che è una cosa positiva quella di stimolare, anche perché per conto mio il disco è un racconto, un’elaborazione di un presente e di una storia che succede. Il fatto che si faccia sempre lo stesso disco con uno stampino mi sembra un po’ sedentaria come idea.
Penso di sì, io l’ho sempre pensata così! Anche a mio nome, come Fabrizio testa ho sempre fatto dischi diversi, dall’Hip hop alla musica classica, Ritorno al sacro, che è uscito l’anno scorso, è praticamente solo organo e testi che parlano di religione quindi faccio proprio quello che in mente e non mi faccio troppe domande sul mercato!
Considerando la musica come espressione artistica non dovresti farti domande, forse dovrebbe esserci qualcuno che riesca a collegare la tua opera al mercato, quello che una volta faceva l’etichetta discografica, forse.
Esatto, esatto, ma ormai ho preso una strada, scelta con decisione da un bel po’ di anni. Ogni tanto ci sono delle etichette come Wallace o come è stata la tua che mi danno man forte ma ormai con Tropico Records che è la mia proseguo per questa strada qua che tanti gli album sono lì per tutti e rimarranno, magari gli album fisici no ma i digitali rimarranno nell’etere e magarti piano piano qualcuno li ascolterà e li scoprirà, chi lo sa? L’urgenza di raccontare la storia c’ê e la seguo.
Per le opere d’arte trovo sia una cosa bellissima, in Svizzera abbiamo la Fonoteca Nazionale alla quale mando qualsiasi produzione faccia e so che le conserveranno in uno stock, con una testimonianza di ciò che hai fatto, anche perché così come molti artisti sono stati scoperti o rivalutati 50 anni dopo la loro morte, venendo ripresi a posteriori, il fatto che la testimonianza resti a posteriore, in un momento storico nel quale le canzoni durano tre settimane mi sembra importante, no?
Esatto, esattamente così. Sì, io sono…contento, contento del risultato del disco e contento del farlo uscire immondo così carbonaro, contento di aver realizzato un video. Questa cosa mi lascia molta libertà, il produrre te, l’avere il controllo totale dell’opera, dalla copertina, ai pezzi, a quello che vuoi dire, secondo me è perfetto e ne sono molto contento!
Domanda. Visto e considerato che Il Lungo Addio è un progetto tematico, in che modo gestisci ispirazione e scrittura? Sono cose che elabori sotto un filtro (che è quello de Il Lungo Addio) oppure ti dici, ok, questo mese scrivo il disco nuovo?
Mah…un mix dell due cose, nel senso che quando ho voglia di scrivere un pezzo, che magari nasce per caso prendendo in mano la chitarra così per suonicchiare…bisogna dire una cosa: tutti i dischi de Il Lungo Addio fino a Tropico Romagnolo sono stati fati voce e chitarra, sul divano a casa, scrivendo Poi diciamo sì, l’ispirazione: l’ispirazione arrivava mischiando esperienze personali, visioni e ricordi, quindi c’è tuto questo mix che crea il pezzo ed ho sempre scritto così. Per questo disco, Adriatico, è successa una cosa completamente inedita: avevo il disco in testa, ,gli arrangiamenti (cosa che di solito non ho, avendone di norma una versione scheletrica) e sono andato in studio con Luca e con Fabrizio, suonando praticamente con la bocca una melodia persuasiva a Fabrizio e siamo partiti così da queste percussioni tribali che Fabrizio ha costruito seguendo la mia linea vocale. Una volta che abbiamo registrato tutti i tappeti percussioni abbiamo messo i tappeti coi synth, sempre basandomi sui miei lalallalalalà, poi come finale ho inserito i testi. Per la prima volta li ho scrivi sulla musica già compiuta ed è per questo anche che è stata una sfida, essendo la musica talmente monolitica ed algida che i testi hanno preso forme minimali, non avendo spazi per raccontare storie. Alcune parti che si ripetono per quello che volevo fare, un disco declamatorio, con frasi ripetute, alle quali abbiamo aggiunto tromba, basso e tutto il resto. è comunque suonato con poche cose, dove per la prima volta tutti i pezzi si assomigliano come sound ed è stata una cosa molto monolitica.
È molto compatto ma trascinante, nel senso che una volta che entri nel modo e sei dentro vieni veramente trascinato in alto mare da questa cosa. Io ho sempre vissuto la vacanza al mare con sentimenti ambivalenti. Ti rilassi però ti debilita e ti isola: tu sei lì su un lettino al quale se togli la sabbia ed aggiungi una corsia sei all’ospedale. Riposi tutto il giorno, fai i bagni, mancano giusto i salassi. Non è tutto oro quel che luccica e la tua visione mi intriga perché è uno squarciare un velo sul romanticismo e la retorica della canzone italiana al mare.
Mah, guarda, secondo me i testi sono molto aperti ed ognuno può provare la propria esperienza e dare il proprio significato. Io in realtà il significato dei testi de Il Lungo Addio, l’utilizzo della spiaggia, ‘estate, l’inverno, questi luoghi che sono sempre gli stessi, in realtà sono una scenografia per l’uomo al centro del nulla. Cioè,è la vacanza è vista anche come uno Shangri-la poetico dove la morte non esiste. Chi muore d’estate? Ch muore al mare? Nessuno.
C’ê questa cosa qui, un po’ come se fosse una protezione: l’uomo che si perde attraverso questi stabilimenti balneari, questi luoghi tutti uguali, sia in estate che in inverno, cercando se stesso senza mai trovarsi in luoghi nei quali le cose sono sospese. Al mare non c’ê il quotidiano, non vai a fare la spesa e non porti la bimba a scuola quindi secondo me questa scenografia marittima in realtà è il modo per freezare i sentimenti e le storie, per congelarle senza che ci sia un quotidiano a distrarti. Questa è la mia visione, però ognuno secondo me può trovare la sua.
Ok, questo ci sta in effetti: il mare è un non luogo, una possibilità di staccare, inserito in un microcosmo che c’ê in un periodo dell’anno e che magari quattro mesi dopo cambia radicalmente. I fuori stagione possono essere inquietanti e questo ragionamento mi piace molto come idea. A livello di stimoli, di ascolti e di cose…sei incorruttibile o il mondo esterno ti porta in una direzione risputò all’altra? La compattezza del disco lo rende difficile da posizionare, l’unico riferimento specifico trovato sono i Death in June, che in alcune immagini ho immaginato come la persona come fuori luogo e fuori contesto in spiaggia e questa marzialità sulla sabbia.
In realtà le influenze musicali che ho, a 360 gradi, sono sempre centrifugate. Pensa che i Joy Division..eh che i Joy Division scusami, i Death in June, sono stati la spinta iniziale per iniziare come Il Lungo Addio all’epoca quando facevo voce e chitarra. Io avevo ascoltato un loro disco solo voce e chitarra, Rule of Thirds del 2007 e, per imitare quel disco iniziai a fare una serie di canzoni sull’onda, però con i miei testi, in una fase ancora pre-Wallace. Poi dopo ne Il lungo addio è entrato di tutto: è entrato il lo-fi, è entrato il pop, sono entrati i cantautori (sempre cantautori americani ma ormai cantando in italiano molti mi hanno avvicinato a cantautori italiani che per me invece non c’entrano niente) e devo dire che gli ultimi dischi, Tropico Romagnolo ed Adriatico, sono dischi che non hanno grandi ispirazioni musicali, Sono due dischi che sono nati suonando, soprattuto l’ultimo. L’ultimo è nato con me che volevo fare un disco tribale senza però una struttura musicale, voleva essere un disco africano fatto solo con la voce e le percussioni e quindi l’idea era quella. Poi ad un certo punto sono entrati i synth che gli hanno dato una connotazione che più rievocare la dark-wave ma perché sono nati quesi suoni lì, giocando con i synth. Un lavoro che nasce così dall’improvvisazione, se devo darti un riferimento musicale può essere la musica improvvisata, un riferimento musicale inconscio, perché così è nato questo disco.
Quando è uscito ufficialmente?
Ieri è uscito il disco, con il singolo, il video del singolo su YouTube e Bandcamp, a breve su Spotify ed in versione limitata su CD in 50 copie.
Solo 50 copie?
Sì, giusto per gli affezionati. I numeri sono sempre in calo, qundinon ha senso fare le grosse copie, in caso invece ci fosse un grosso produttore, magari con un distributore ed un budget pubblicitario allora avrebbe senso stampare un vinile, altrimenti no.
È anche vero che la fruizione musicale è veramente spezzettata. Noi un po’ di negozi di dischi li abbiamo vissuti, ora è molto differente l’arrivare alla musica!
Sì, Sì, io faccio così anche adesso! Sono pochi ma abitando a Milano riesco a passarci ancora, comunque è più difficile ma essendo nato così ed avendo sempre agito in questo modo non mi lamento. I tempi e le mode cambiano ed è giusto così. Noi siamo cresciuti con un oggetto fisico con all’interno della musica e per noi la musica è quella roba lì. Per i giovani la musica è nell’aria ed ascoltano portali differenti, penso sia questo…io non ho Spotify, per fortuna il distributore mi carica i pezzi, non uso niente, sono proprio vecchio! Però va bene…
Cosa ti ascolti? Ti capita di arrivare a casa e mettere un disco?
Sì, lo faccio tutti i giorni! A casa…non ne compro più tanti però non ascolto musical telefono ne su Spotify, Cosa che forse mi impedisce di scoprire tante cose ma dopo tanto tempo a scoprire forse faccio una pausa. Leggo anche meno riviste rispetto ad una volta ma sono uno che compra tanta roba vecchia, completo le discografie che mi mancano, poi sono un grande ascoltatore di cose insospettabili per uno che produce la mia roba. Uno pensa che suonando certa roba mi piaceranno i Joy Division o gli Smiths mentre io mi ascolto i Los Lobos, sono un grande fan, sono un fan dei Black Crowes, sono fan di musiche lontane dall’hype, mi appassiona il free jazz, credo di ascoltare più glia americani che gli inglesi a conti fati! Ascolto molta musica che non hanno nulla a che vedere con le mie produzioni, quindi…
Invece a livello nazionale sei legato a qualcuno?
Paolo Conte l’ho sempre adorato, l’ho sempre ascoltato e l’ho visto in concerto più volte. Poi i dischi di Franco Califano, i dischi, non le solite quattro canzoni che tutti conoscono, i dischi degli anni’80 anche, hanno i dei bei sound, dei begli arrangiamenti! Poi ho sempre amato i Napoli Centrale, hanno fatto solo due dischi ma sono dischi molto belli, tra i Weather Report ed un sound caldo e poi…basta. Direi che ê questa la musica italiana che ascolto.
Curiosità: come Il Lungo Addio, visto l’immaginario marittimo e melanconico, tu hai provato a portare questa cosa al riva al mare? È una location che corona il progetto oppure non ne sei così dipendente?
Sì, sì, ho suonato spesso in Romagna, in molti stabilimenti balneari con palco ed organizzati, tipo l’Ahan-Bi a Marina di Ravenna, poi ho suonato non magari sulla spiaggia ma in posti marittimi vari, a Cesenatico, a Milano Marittima, magari in bar ed in locali da concerto e non in spiaggia, comunque ho portato più lì il progetto rispetto alle città!
Spero di recuperare, ancora non ho avuto occasione di vederti suonare dal vivo e mi piacerebbe parecchio!
Speriamo di riuscire a fare un po’ di date, l’idea è di metterne insieme qualcuno e potrebbe essere l’occasione buona!
Progetti futuri? Su cosa lavorerai?
Al momento mi concentrerò su Il Lungo Addio ma ho già in testa il prossimo album per un progetto a mio nome e che uscirà forse tra 2025 e 2026, non ci ho ancora fato nulla ma ho delle idee competitive nella testa, non mi ci sono ancora messo, per il momento è Il Lungo Addio. Non abbiamo ancora date fissate per ora comunque, gireremo in quartetto e pur essendo molto difficile trovare date (c’è troppa offerta e poca richiesta) ci si prova. Si riflette sul quanto valga la pena portare in giro questi progetti dal vivo e vedremo come si trasformerà il futuro fra qualche anno!
Spero possiate avere il riscontro meritato, che il disco è bellissima e rapisce. Spero succeda anche ad altri!
Grazie mille, ci fa molto piacere, grazie di tutto…