Credo fermamente che Fabrizio Testa sia uno dei più grandi outsider di questi anni. Con i suoi progetti riesce sempre ad infilarsi in un cantuccio che, se aperto, rivela profondità incredibili. Con Adriatico, ennesimo album de Il Lungo Addio, porta i Death in June in spiaggia con la crema protezione 50, che Douglas Pearce è a rischio potenziale scottatura.
Ambientazioni balneari e rigidità norrena nel muscolo cardiaco e negli arti, come vedere un losco figuro appoggiato all’ultimo albero della pineta a fissare quel che succede in spiaggia. Rimini non è Hollywood, certo, ma è la grande Germania che ci affascina nella voce narrante di Zimmer. Batteria marziale, ritmi oscuri e trascinanti, in Giugno, Luglio Agosto nero gli Area sono un ricordo, o forse è solo la delimitazione di un vagare senza ragione in solitaria, cercando di fare luce sulla propria esistenza, fra Dio ed una minerale. I suoni sono lancinanti, c’è della saggezza e della speranza ma l’impressione è che l’Hotel Splendid, così come le altre location presenti, siano lontane dalla garrula ebrietà dell’Hotel Acapulco di baroniana azione ma si assestino invece in luoghi ameni e stanchi dalle passate stagioni. Theremin spaziali calcano la mano e “…Gioventù portami via / dalla vecchiaia la malattia…” è frase che andrebbe urlata dai vecchi dentro, esseri che talvolta si nascondono sottopelle dei più giovani ed insospettabili. Quelle di Fabrizio Testa sono fotografie più che storie, immagini che cerchiamo in qualsiasi modo a fermare, per far sì che fra qualche anno, di osservando i nostri antichi rullini, potremo ancora disperarci con gaudio. Il viaggio organizzato Il Lungo Addio comprende la stessa squadra operante ormai da anni:
Luca Ciffo al basso, Fabrizio Carriero alle percussioni e Sergio Montemagno alla tromba e cori ed il menù sorprende, con una danza dub alla Adrian Sherwood per morire nelle maniere proposte (ordinazioni entro le 20:00, soddisfatti e non rimborsabili) con Adriatico. Dove cadono tutti è croonerismo cannibale, mentre le colonne già si spostano verso la Germania ed Il Lungo Addio rimane immobile in terrazza, incompreso, austero e bellissimo come un Hannibal Lecter con il suo bicchiere di Chianti.